L'associazione per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch (Hrw) ha chiesto di boicottare alcune concerie del Bangladesh che smaltiscono veleni nell'ambiente e che impiegano bambini. E' quanto si legge in un comunicato diffuso oggi in coincidenza con l'inaugurazione del salone internazionale di pelli Lineapelle a Bologna. Hrw invita gli operatori del settore "a non comprare prodotti da aziende che non rispettano le normative sul lavoro e sull'ambiente". Si fa riferimento, in particolare, a due concerie del quartiere di Hazaribagh, situato nell'affollato centro di Dacca, dove ogni giorno tonnellate di veleni e scarti della lavorazione del pellame vengono scaricati nel fiume Buriganga. Tra gli espositori della fiera di Bologna ci sono la Bay Tanneries e la Bengal Leather Complex. Queste due aziende "sono completamente prive di impianti di trattamento dei reflui industriali", spiega Richard Pearshouse, l'esperto che lo scorso ottobre ha presentato un rapporto shock sulle "concerie degli orrori" di Hazaribagh da cui provengono le pelli usate dalla moda europea. In seguito alla denuncia di Hrw, di recente il governo bengalese ha inflitto una multa di 50 mila dollari alla Bay Tanneries per scarico illegale di reflui tossici. "E' stata la prima volta che il governo interviene per far rispettare le leggi", ha commentato l'associazione in una e-mail all'ANSA. Nel rione di Hazaribagh sorgono dal 90 al 95% di tutte le concerie del Paese asiatico, dove la manodopera è la meno costosa al mondo. Dal 2003 esiste un progetto di trasferire le aziende inquinanti in periferia in strutture più idonee, ma il piano è stato più volte rinviato. Nel 2012-2013 le esportazioni di pelli sono aumentate dell'11%, mentre quella dei prodotti finiti (borse, cinture, scarpe) dell'85%. Tra i principali acquirenti c'é l'Italia con 81 milioni di dollari di merce nel 2011-2012. Nel comunicato si legge anche che Hrw "ha contattato più volte gli organizzatori di Lineapelle tra gennaio e marzo" per chiedere assicurazioni sulla presenza delle aziende che operano in Bangladesh, "senza però ricevere alcuna risposta".
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