venerdì 26 aprile 2013

Maro', Corte Suprema non chiarisce dubbi, indagini rimangono a anti-terrorismo

Dopo tre rinvii e molta suspense, la Corte Suprema di New Delhi ha deciso di lasciare al governo la decisione di come processare i maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone detenuti da 14 mesi in India con l'accusa di avere ucciso due pescatori al largo delle coste del Kerala. L'unica condizione che ha posto e' quella di un ''tribunale ad hoc'' che si riunisca ''ogni giorno'' per accelerare i tempi del giudizio.

La 'palla' passa quindi nel campo del governo di New Delhi che aveva gia' incaricato la polizia anti terrorismo della Nia (National Investigation Agency) di condurre le indagini dopo che il Kerala aveva perso la giurisdizione. La decisione, che aveva sorpreso anche molti esperti indiani, era stata contestata duramente dai legali dei due fucilieri, in quanto violava quanto stabilito dalla Corte Suprema il 18 gennaio quando era stato deciso il trasferimento dei due fucilieri a New Delhi.
Il presidente Altamas Kabir, a capo di una sezione di tre giudici, ha respinto le ragioni italiane emettendo un verdetto che non chiarisce alcuni nodi cruciali tra cui quello della possibilita' di invocare leggi che prevedono la pena di morte e che e' fondamentale per Roma.
Leggendo il testo della breve ordinanza nell'aula - dove era presente anche l'ambasciatore d'Italia Daniele Mancini - il giudice Kabir ha detto che ''non e' responsabilita' della Corte Suprema decidere quale tipo di agenzia di polizia utilizzare per le indagini''. Ha poi aggiunto che ''il tribunale speciale'' che dovra' giudicare i due maro' ''deve essere esclusivamente dedicato a quel caso'' e ''dovra' operare con ritmo quotidiano''. Tali condizioni erano gia' state stabilite nella sentenza del 18 gennaio in cui si trasferiva la giurisdizione dallo stato del Kerala a New Delhi.
Su richiesta dell'avvocato dei maro', Mukul Rohatgi, il giudice Kabir ha aggiunto nella sua ordinanza che l'Italia ha la possibilita' di presentare ricorso ''nelle sedi appropriate'' contro l'utilizzazione della Nia.
A questo proposito, fonti legali hanno detto in serata di ''aspettare di vedere quali saranno i capi di accusa'' e che ''in base a cio' si decideranno le prossime mosse''.
Il Primo aprile, il ministero degli Interni indiano aveva incaricato la Nia, nata dopo le stragi di Mumbai del 2008, di prendersi carico del procedimento per l'uccisione dei due pescatori il 15 febbraio 2012. La Nia e' pero' obbligata - secondo quanto stabilisce il proprio statuto - a far ricorso a una draconiana legge sul terrorismo e sulla sicurezza marittima (Sua Act del 2002) che prevede la pena di morte in caso di omicidio. Tuttavia, in una seconda ordinanza, lo scorso 15 aprile, sempre lo stesso dicastero ''riformulava'' la sua richiesta agli 007 dell'anti terrorismo levando pero' il controverso riferimento al Sua Act.
Nei prossimi giorni, quindi, tocchera' quindi agli investigatori della Nia avviare le indagini sulla base
della denuncia di Freddy, il titolare del peschereccio che si era avvicinato alla Enrica Lexie e ai capi di imputazione gia' formulati dalla polizia del Kerala in base al Codice penale indiano.
Durante l'udienza alla Corte Suprema del 16 aprile, il Procuratore generale aveva promesso che l'inchiesta sarebbe stata completata entro 60 giorni e che poi sarebbe iniziato il processo. Rimane pero' ancora il dubbio se la Nia possa agire come ''semplice polizia'' e non come organismo creato esclusivamente per giudicare sospetti terroristi.

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