martedì 16 giugno 2009
Singh e Zardari riavviano dialogo dopo attentato di Mumbai
Ci voleva l’aria degli Urali per sciogliere il ghiaccio tra India e Pakistan, i due vecchi rivali asiatici, che si ritrovano ora a dover affrontare il comune nemico del terrorismo. Dopo l’attentato di Mumbai di novembre, attribuito a un gruppo estremista pachistano, il processo di pace già allora traballante si era interrotto del tutto. Ora, dopo le elezioni indiane che hanno riconfermato il governo di Manmohan Singh, sembra che il dialogo si sia ristabilito. In un incontro di mezzora a margine del vertice annuale dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai tenuto nella città russa di Yekaterinburgh, il premier Singh e il presidente Asif Ali Zardari hanno deciso di proseguire i negoziati. I due leader hanno anche fissato un nuovo incontro tra un mese al vertice dei Paesi Non Allineati previsto al Cairo. Come lo stesso Singh aveva annunciato nel suo discorso programmatico al Parlamento, New Delhi vuole quindi la pace, ma a una condizione precisa, ovvero “che il suolo pachistano non deve essere utilizzato come base per i terroristi e che Islamabad deve impegnarsi a smantellare i gruppi estremisti la Lashkar-e-Taiba. Il recente rilascio ordinato da un tribunale di Lahore del leader islamico Said Hafeez, considerato la mente delle stragi di Mumbai, aveva irritato il governo indiano che mai ora però punta sul rafforzamento della cooperazione regionale per affrontare la crisi economica globale e l’avanzata dell’integralismo islamico.
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