Jaipur, 24 gennaio
Fra le minacce contro gli autori pachistani e gli strali del Dalai Lama contro il materialismo e la corruzione, ha aperto i battenti stamani il Festival della Letteratura di Jaipur, una delle vetrine piu' famose in Asia per gli scrittori e bibliofili di tutto il mondo. Grazie alla capacita' di attirare decine di migliaia di appassionati di letteratura nella pittoresca cornice del Diggi Palace, un ex palazzo nobile della ''citta' rosa'' del Rajasthan, la rassegna e' stata definita come un ''Kumbh mela'' della letteratura mondiale. Proprio come il gigantesco happening religioso in corso sulle rive del Gange, il Kumbh mela, appunto - il festival di Jaipur e' un caleidoscopio di conferenze, dibattiti, letture di brani, incontri letterari e rilassanti serate musicali davanti ai braceri che stemperano il freddo del deserto. Il programma e' stato snocciolato all'inaugurazione dallo scrittore e storico britannico William Darlymple, famoso per le sue intriganti storie sugli imperatori mughal e ''mente'' del festival fin dalla sua nascita in sordina nel 2006. Quest'anno sono previsti 275 partecipanti, tra cui gli scrittori e giornalisti italiani Carlo Pizzato e Andrea di Robilant, e alcune ''star'' come la britannica Zoe Heller (''La donna dello Scandalo''), Howard Jocobson (''L'Enigma di Finkler'') e il marocchino Tahar Ben Jelloun (''La Rivoluzione dei Gelsomini''), tanto per citarne alcuni. Ma piu' che di letteratura, nel primo dei cinque giorni, si e' parlato di diritti dell'uomo, di religiosita' e di femminismo. Nei giorni scorsi il festival e' stato nel mirino sia dei fondamentalisti indu' che di quelli islamici. I primi ce l'avevano con il folto gruppo di scrittori pachistani, considerati ''non graditi'' dopo la recente crisi militare sui confini del Kashmir culminata con la decapitazione di un soldato indiano. I musulmani, invece, non perdonano ancora la lettura di alcuni brani del ''Versetti Satanici'', il libro scandalo di Salman Rushdie, recitati polemicamente da quattro scrittori indiani alla precedente edizione. Anche se gli organizzatori avevano dichiarato di ''non lasciarsi intimidire'' la tensione era pero' palpabile nel massiccio schieramento di sicurezza dispiegato dalle autorita' del Rajasthan all'ingresso dello storico palazzo-hotel. Il mattatore della giornata e' stato poi il Dalai Lama, in conversazione con Pico Iyer, autore di una biografia del leader spirituale (''La Strada Aperta'', 2008). Il Premio Nobel per la Pace si e' scagliato contro i numerosi ''vizi'' della nostra societa' come il materialismo, la corruzione dilagante e l'avidita', invitando a cercare ''la pace interiore''. Le tensioni pero' hanno fatto qualche vittima. Lo scrittore pachistano Mohammed Hanif (''Il Caso dei Manghi Esplosivi'') ha dato forfait al primo dibattito dedicato alle regioni tribali pashtun al confine tra Pakistan e Afghanistan. E lo stesso Rushdie, a New Delhi per un film ispirato al suo celebre romanzo ''I figli della Mezzanotte'', ha detto in una intervista che in India si profila una nuova ''emergenza culturale'' determinata dal fatto che scrittori, pittori e registi si stanno trasformando in facili obiettivi per settori estremisti.
Fra le minacce contro gli autori pachistani e gli strali del Dalai Lama contro il materialismo e la corruzione, ha aperto i battenti stamani il Festival della Letteratura di Jaipur, una delle vetrine piu' famose in Asia per gli scrittori e bibliofili di tutto il mondo. Grazie alla capacita' di attirare decine di migliaia di appassionati di letteratura nella pittoresca cornice del Diggi Palace, un ex palazzo nobile della ''citta' rosa'' del Rajasthan, la rassegna e' stata definita come un ''Kumbh mela'' della letteratura mondiale. Proprio come il gigantesco happening religioso in corso sulle rive del Gange, il Kumbh mela, appunto - il festival di Jaipur e' un caleidoscopio di conferenze, dibattiti, letture di brani, incontri letterari e rilassanti serate musicali davanti ai braceri che stemperano il freddo del deserto. Il programma e' stato snocciolato all'inaugurazione dallo scrittore e storico britannico William Darlymple, famoso per le sue intriganti storie sugli imperatori mughal e ''mente'' del festival fin dalla sua nascita in sordina nel 2006. Quest'anno sono previsti 275 partecipanti, tra cui gli scrittori e giornalisti italiani Carlo Pizzato e Andrea di Robilant, e alcune ''star'' come la britannica Zoe Heller (''La donna dello Scandalo''), Howard Jocobson (''L'Enigma di Finkler'') e il marocchino Tahar Ben Jelloun (''La Rivoluzione dei Gelsomini''), tanto per citarne alcuni. Ma piu' che di letteratura, nel primo dei cinque giorni, si e' parlato di diritti dell'uomo, di religiosita' e di femminismo. Nei giorni scorsi il festival e' stato nel mirino sia dei fondamentalisti indu' che di quelli islamici. I primi ce l'avevano con il folto gruppo di scrittori pachistani, considerati ''non graditi'' dopo la recente crisi militare sui confini del Kashmir culminata con la decapitazione di un soldato indiano. I musulmani, invece, non perdonano ancora la lettura di alcuni brani del ''Versetti Satanici'', il libro scandalo di Salman Rushdie, recitati polemicamente da quattro scrittori indiani alla precedente edizione. Anche se gli organizzatori avevano dichiarato di ''non lasciarsi intimidire'' la tensione era pero' palpabile nel massiccio schieramento di sicurezza dispiegato dalle autorita' del Rajasthan all'ingresso dello storico palazzo-hotel. Il mattatore della giornata e' stato poi il Dalai Lama, in conversazione con Pico Iyer, autore di una biografia del leader spirituale (''La Strada Aperta'', 2008). Il Premio Nobel per la Pace si e' scagliato contro i numerosi ''vizi'' della nostra societa' come il materialismo, la corruzione dilagante e l'avidita', invitando a cercare ''la pace interiore''. Le tensioni pero' hanno fatto qualche vittima. Lo scrittore pachistano Mohammed Hanif (''Il Caso dei Manghi Esplosivi'') ha dato forfait al primo dibattito dedicato alle regioni tribali pashtun al confine tra Pakistan e Afghanistan. E lo stesso Rushdie, a New Delhi per un film ispirato al suo celebre romanzo ''I figli della Mezzanotte'', ha detto in una intervista che in India si profila una nuova ''emergenza culturale'' determinata dal fatto che scrittori, pittori e registi si stanno trasformando in facili obiettivi per settori estremisti.
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