E' una sfida all'impero del té quella che Lavazza lancia in India con la posa della prima pietra di uno stabilimento di produzione del caffé nello stato meridionale del tamil Nadu. La fabbrica sarà la primo al di fuori dei confini nazionali ed è destinata a rafforzare l'internazionalizzazione dell'azienda torinese e la sua presenza sul mercato indiano dopo l'acquisizione di 200 caffetterie (Barista) di quattro anni fa.
I coffee shop Barista-Lavazza saranno ora raddoppiati in un'ottica di espandere la domanda interna di "tazzine", in un Paese che ha nel té una cultura ed una tradizione millenaria. Lo stabilimento, che sorgerà nel distretto industriale di Sri City, città-modello vicino a Chennai (capoluogo del Tamil Nadu), ha richiesto un investimento di sette milioni di euro che diventeranno 20 al suo completamento nella prima metà del 2012.
Il progetto è stato presentato oggi alla stampa dal vicepresidente Giuseppe Lavazza e da suo cugino Marco Lavazza (Development e Acquisition Manager), in presenza dell'ambasciatore d'Italia in India, Giacomo Sanfelice di Monteforte, e del ministro dell'Industria dell'Andhra Pradesh, la signora Geeta Reddy, che ha espresso soddisfazione per l'iniziativa italiana. Rispettando la tradizione induista, l'inaugurazione dei lavori è stata benedetta con una offerta (puja) alle divinità protettrici. "Il sogno è di far diventare l'India il nostro secondo mercato dopo quello italiano", ha detto all'ANSA Giuseppe Lavazza, annunciando anche la volontà "di portare da 200 a 400 il numero di coffee shop Barista, la rete acquisita nel 2007 e sottoposta a una complessa ristrutturazione. "In questo modo - ha detto - siamo certi di poter generare utili". Lo stabilimento nascerà su un terreno di 40.000 metri quadrati (per ora ne saranno utilizzati 6 mila) ed impiegherà 150 addetti con macchinari italiani e tedeschi. Il numero totale dei dipendenti indiani è di circa 1.600. Il complesso prevede un reparto produttivo, uffici e un centro per il training. Sarà realizzato secondo un criterio modulare, in grado cioé di espandersi quando il mercato lo richiederà.
L'ambizione è di fare dell'India un hub per una possibile esportazione anche nell'area Asia-Pacific. "Sarà una fabbrica progettata utilizzando i più avanzati standard costruttivi e garantiti da certificazione di qualità, con particolare attenzione all'innovazione, al rispetto dell'ambiente e alla qualità della vita all'interno del luogo di lavoro", ha spiegato Marco Lavazza nella conferenza stampa nella città di Hyderabad. "Utilizzeremo al 99,9% caffé indiano che, per qualità e varietà, è secondo solo a quello del Brasile", ha aggiunto il vicepresidente, precisando che "il nostro caffé sarà quindi Made in India per origine, ma Made in Italy per savoir faire, lavorazione, miscelatura e tostatura". Nella prima fase saranno prodotte circa 1.000 tonnellate di caffé l'anno (aumentabili del 40% in tre anni) sotto forma di grani, macinato e cialde.
I prodotti sono destinati in primo luogo ai coffee shop e alle 5.000 macchine per caffé installate dalla società Fresh & Honest Café. L'obiettivo è poi di portare il caffé nei supermercati e conquistare così una più vasta fascia di consumatori che oggi non può permettersi il più caro prodotto importato. Infine, tra i piani di sviluppo, c'é anche il restyling dei Barista-Lavazza attraverso l'introduzione del concept Lavazza Espression con un'operazione pilota a New Delhi". "Vogliamo sviluppare in India la cultura del caffé italiano - ha concluso Giuseppe Lavazza, convinto che il caffé "diventerà un prodotto di consumo importante anche in India dove è già una moda", come dimostra lo sbarco del big americano Starbucks che di recente ha stretto un'alleanza con il produttore indiano Tata Coffee, marchio dell'omonimo gruppo industriale.
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