martedì 17 maggio 2011

India, una rivolta contadina minaccia la Formula Uno

Una rivolta dei contadini contro l'esproprio delle terre e ora anche la denuncia di Rahul Gandhi, figlio della leader del Congresso Sonia Gandhi, di una settantina di dimostranti "bruciati vivi", stanno agitando i sonni degli organizzatori del primo Gran Premio dell'India, previsto per il 30 ottobre. Dalla scorsa settimana, un villaggio a 40 chilometri da New Delhi, davanti al tracciato di Formula Uno, è presidiato dalla polizia dopo le violenti proteste contro la confisca di terre per nuova autostrada. Gli incidenti avevano provocato quattro morti e un duro scontro tra il Congresso e il partito regionale di Mayawati, la potente regina degli "intoccabili" che guida l'Uttar Pradesh, lo stato dove sorge il progetto delle polemiche. C'é chi teme che l'India potrebbe subire lo stesso destino del Bahrein, costretto a cancellare il Gp lo scorso febbraio. Oltre ai disordini, adesso sono arrivate anche le allarmanti accuse di un "massacro" di oltre 70 contadini, con un corollario inquietante di stupri e altre atrocità compiute dalla polizia locale sulla gente del villaggio di Bhatta Parsaul. I fatti sono stati denunciati da Gandhi, che ha anche scattato fotografie dei sospetti "resti umani" tra mucchi di cenere. Il partito di Mayawati ha oggi seccamente smentito le accuse, bollandole come "false e ridicole". Stessa reazione anche dalla polizia, secondo la quale "non c'é stata alcuna denuncia dei crimini o di persone scomparse" e i contadini sono stati regolarmente risarciti. Il figlio di Sonia ha consegnato ieri sera le prove al primo ministro Manmohan Singh. Le accuse sono state confermate anche da alcuni rappresentanti di contadini in una conferenza stampa stamattina a New Delhi. "Nei campo intorno al villaggio ci sono i resti di 74 persone che sono state bruciate vive. Si vedono delle ossa umane sotto la cenere. Alcune donne sono state stuprate, hanno demolito le capanne e bruciato i raccolti" ha detto all'ANSA K.S. Gujjar, del movimento agrario Dehar Morcha, aggiungendo che circa 5 mila polziotti "hanno instaurato un clima di terrore in otto villaggi". Le proteste sono iniziate a gennaio contro il progetto del colosso indiano Jaypee (Jaiprakash Associates) che prevede un'autostrada da New Delhi ad Agra, centri commerciali e una città chiamata Sport City, dove sorge il circuito di F1. Migliaia di ettari di terra sono stati espropriati dal governo locale in base a una legge del 1984 che prevede la confisca per "uso pubblico" e poi rivenduti ai privati agli altissimi prezzi di mercato.

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