Le vittime del disastro di Bhopal hanno subito un'ennesimo smacco nella loro lunga battaglia per ottenere giustizia. La Corte Suprema indiana ha respinto stamattina un ricorso per inasprire le pene contro i dirigenti della Union Carbide, la fabbrica dei veleni che nel dicembre 1984 ha ucciso almeno 15 mila persone con conseguenze catastrofiche per la salute della popolazione. I giudici hanno detto che sono ''insufficienti'' i motivi per riaprire il caso .
In una sentenza beffa lo scorso giugno al termine di un processo lungo 14 anni, sette manager indiani che all'epoca guidavano l'impianto chimico americano erano stati condannati a due anni di carcere e subito messi in liberta' su cauzione. Sull'onda dell'indignazione popolare, il governo di New Delhi si era quindi rivolto alla Corte Suprema per ricorrere contro la sentenza del 1996 che diluiva i capi di imputazione per i responsabili della Union Carbide incolpandoli semplicemente per negligenza, un reato che prevede al massimo due anni di prigione.
Il pronunciamento e' stato accolto con rabbia dai cmitati delle vittime che ancora oggi soffrono le conseguenze dell'intossicazione del potente pesticida e che continuano a chiedere adeguati risarcimenti.
mercoledì 11 maggio 2011
Bhopal, Corte Suprema respinge riapertura processo
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