Pubblicato su Il Riformista il 15 luglio 2011
Il triplice attentato di Mumbai ha sollevato nuove perplessita’ sulla tenuta del processo di pace tra India e Pakistan congelato dopo la strage del 2008 e ripreso pochi mesi fa con la ‘’diplomazia del cricket’’. Il nuovo sanguinoso attacco alla metropoli indiana non ha ancora una matrice, ma non puo’ sfuggire la coincidenza con l’arrivo la prossima settimana della segretario di Stato americano Hillary Clinton e con quello della signora Hina Rabbani Khar, ministro pakistano degli Esteri ad interim il prossimo 26 luglio. Entrambi gli appuntamenti sono stati confermati ieri dal capo della diplomazia indiana S.M Krishna. Insomma, l’India sembra interessata questa volta a non agitare troppo lo spettro del terrorismo islamico come ha fatto in passato anche a costo di pagare un caro prezzo politico interno in termini di malcontento popolare.
In attesa dei risultati delle indagini, New Delhi potrebbe pero’ cogliere al volo l’occasione per ‘’fare ancora piu’ pressione sul Pakistan perche’ prenda azione contro i gruppi del terrore’’ dice in questa intervista Siddhart Varadarajan, vice direttore del prestigioso quotidiano The Hindu, autore di un libro sui pogrom anti mussulmani del Gujarat e uno dei piu’ famosi esperti indiani di nucleare. Questo perche’ non va mai dimenticato che la rivalita’ indo pachistana e’ basata sugli arsenali atomici che determinano l’equilibrio del terrore nel Sud dell’Asia.
Domanda: vede le mani della jihad dietro il triplice attacco ai mercati di Mumbai?
Risposta: E’ davvero troppo presto per affermarlo e qualsiasi supposizione affrettata sarebbe anche irresponsabile in questo momento. I jihadisti, sia quelli indigeni che quelli basati in Pakistan sono stati in passato coinvolti in attacchi terroristici, anche a Mumbai. Negli ultimi anni e’ stata anche la scoperta una rete di estremisti indu’ sospettati di azioni terroristiche in Maharastra e in altre citta’ indiane. Devo riconoscere a questo proposto, che il nostro ministro degli Interni ha mostrato molta cautela dicendo che tutti i gruppi militanti sono sospettati’’.
D. Secondo lei, momento dell’attacco, a meno due settimane dal vertice con il Pakistan e a pochi giorni dalla missione della Clinton, e’ significativo?
R. Sono abbastanza convinto che gli autori di questa strage, chiunque siano, abbiano voluto molto probabilmente viziare l’atmosfera tra India e Pakistan e creare tensione tra i due Paesi ora che hanno iniziato a dialogare. Non vedo invece alcuna connessione con la visita della segretario di Stato Usa.
D. L’India ha mostrato molta cautela a non puntare il dito contro i fondamentalisti pachistani per non fare deragliare i negoziati in corso. E’ una nuova tattica?
R. Molto probabilmente, il governo si pronuncera' solo quando ci saranno le prove di chi ha messo le bombe. Per adesso non ci sono indizi che portano a gruppi terroristi con legami diretti con il Pakistan o con il suo apparato militare. Questi negoziati sono proprio diretti a discutere di terrorismo e quindi sara’ un’occasione per l’India per fare ancora piu’ pressione sul Pakistan perche’ prenda azione contro i gruppi del terrore’’.
D. Nel caso in cui emerga una connessione con la Lashkar-e-Taiba (LeT), sospettata di essere la mente della strage del 2008 o altri gruppi estremisti pachistani, l’India come reagira? In un recente conferenza a Singapore, il vice ministro per la Difesa Pallam Raju aveva detto che sara’ difficile per New Delhi ‘’trattenersi’’ nel caso di un altro attacco come quello del 26 novembre 2008….
R. Innanzitutto questo attacco non e’ della stessa scala e quindi non si pone il problema. E anche se emergesse un coinvolgimento del LeT, non penso che l’India fletta i muscoli perche' finirebbe di fare il gioco degli estremisti che e’ quello di far deragliare il processo di pace. E quindi alla fine ne gioverebbe l’establishment militare pachistano. D. Come vede I rapporti tra India e Usa in questo momento? Pensa che New Delhi possa fare leva su Washington per costringere il Pakistan ad abbandonare i suoi legami con i jihadisti?
R. Paradossalmente le relazioni tra India e Pakistan sono ora migliori di quelle che Usa e Pakistan! L’India ha capito che gli Usa hanno difficolta’ a convincere i militari pachistani a collaborare con loro nella lotta ai talebani, alla rete di Haqqani e al Al Qaida. L’influenza americana per convincere Islamabad a sradicare i militanti di Let e’ ancora piu’ ridotta. Quindi, anche se noi ci lamentiamo con la signora Clinton e le chiediamo di alzare la voce con Islamabd, sappiamo che servira’ a poco perche’ e’ una soluzione che deve trovare una via propria. Comunque, per il momento, il nostro governo e' convinto della necessita' del dialogo, anche se molti pensano che non ci sara’ alcun progresso nel processo di pace proprio a causa delle difficolta’ che il Pakistan sta attraversando.
Il triplice attentato di Mumbai ha sollevato nuove perplessita’ sulla tenuta del processo di pace tra India e Pakistan congelato dopo la strage del 2008 e ripreso pochi mesi fa con la ‘’diplomazia del cricket’’. Il nuovo sanguinoso attacco alla metropoli indiana non ha ancora una matrice, ma non puo’ sfuggire la coincidenza con l’arrivo la prossima settimana della segretario di Stato americano Hillary Clinton e con quello della signora Hina Rabbani Khar, ministro pakistano degli Esteri ad interim il prossimo 26 luglio. Entrambi gli appuntamenti sono stati confermati ieri dal capo della diplomazia indiana S.M Krishna. Insomma, l’India sembra interessata questa volta a non agitare troppo lo spettro del terrorismo islamico come ha fatto in passato anche a costo di pagare un caro prezzo politico interno in termini di malcontento popolare.
In attesa dei risultati delle indagini, New Delhi potrebbe pero’ cogliere al volo l’occasione per ‘’fare ancora piu’ pressione sul Pakistan perche’ prenda azione contro i gruppi del terrore’’ dice in questa intervista Siddhart Varadarajan, vice direttore del prestigioso quotidiano The Hindu, autore di un libro sui pogrom anti mussulmani del Gujarat e uno dei piu’ famosi esperti indiani di nucleare. Questo perche’ non va mai dimenticato che la rivalita’ indo pachistana e’ basata sugli arsenali atomici che determinano l’equilibrio del terrore nel Sud dell’Asia.
Domanda: vede le mani della jihad dietro il triplice attacco ai mercati di Mumbai?
Risposta: E’ davvero troppo presto per affermarlo e qualsiasi supposizione affrettata sarebbe anche irresponsabile in questo momento. I jihadisti, sia quelli indigeni che quelli basati in Pakistan sono stati in passato coinvolti in attacchi terroristici, anche a Mumbai. Negli ultimi anni e’ stata anche la scoperta una rete di estremisti indu’ sospettati di azioni terroristiche in Maharastra e in altre citta’ indiane. Devo riconoscere a questo proposto, che il nostro ministro degli Interni ha mostrato molta cautela dicendo che tutti i gruppi militanti sono sospettati’’.
D. Secondo lei, momento dell’attacco, a meno due settimane dal vertice con il Pakistan e a pochi giorni dalla missione della Clinton, e’ significativo?
R. Sono abbastanza convinto che gli autori di questa strage, chiunque siano, abbiano voluto molto probabilmente viziare l’atmosfera tra India e Pakistan e creare tensione tra i due Paesi ora che hanno iniziato a dialogare. Non vedo invece alcuna connessione con la visita della segretario di Stato Usa.
D. L’India ha mostrato molta cautela a non puntare il dito contro i fondamentalisti pachistani per non fare deragliare i negoziati in corso. E’ una nuova tattica?
R. Molto probabilmente, il governo si pronuncera' solo quando ci saranno le prove di chi ha messo le bombe. Per adesso non ci sono indizi che portano a gruppi terroristi con legami diretti con il Pakistan o con il suo apparato militare. Questi negoziati sono proprio diretti a discutere di terrorismo e quindi sara’ un’occasione per l’India per fare ancora piu’ pressione sul Pakistan perche’ prenda azione contro i gruppi del terrore’’.
D. Nel caso in cui emerga una connessione con la Lashkar-e-Taiba (LeT), sospettata di essere la mente della strage del 2008 o altri gruppi estremisti pachistani, l’India come reagira? In un recente conferenza a Singapore, il vice ministro per la Difesa Pallam Raju aveva detto che sara’ difficile per New Delhi ‘’trattenersi’’ nel caso di un altro attacco come quello del 26 novembre 2008….
R. Innanzitutto questo attacco non e’ della stessa scala e quindi non si pone il problema. E anche se emergesse un coinvolgimento del LeT, non penso che l’India fletta i muscoli perche' finirebbe di fare il gioco degli estremisti che e’ quello di far deragliare il processo di pace. E quindi alla fine ne gioverebbe l’establishment militare pachistano. D. Come vede I rapporti tra India e Usa in questo momento? Pensa che New Delhi possa fare leva su Washington per costringere il Pakistan ad abbandonare i suoi legami con i jihadisti?
R. Paradossalmente le relazioni tra India e Pakistan sono ora migliori di quelle che Usa e Pakistan! L’India ha capito che gli Usa hanno difficolta’ a convincere i militari pachistani a collaborare con loro nella lotta ai talebani, alla rete di Haqqani e al Al Qaida. L’influenza americana per convincere Islamabad a sradicare i militanti di Let e’ ancora piu’ ridotta. Quindi, anche se noi ci lamentiamo con la signora Clinton e le chiediamo di alzare la voce con Islamabd, sappiamo che servira’ a poco perche’ e’ una soluzione che deve trovare una via propria. Comunque, per il momento, il nostro governo e' convinto della necessita' del dialogo, anche se molti pensano che non ci sara’ alcun progresso nel processo di pace proprio a causa delle difficolta’ che il Pakistan sta attraversando.
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