A quasi tre anni dallo spettacolare attacco agli hotel del 2008, la metropoli di Mumbai é di nuovo nel mirino dei terroristi. Tre bombe, scoppiate nel giro di 20 minuti, hanno ucciso almeno 21 persone e ferito più di un centinaio in due mercati famosi per i gioielli e in una stazione ferroviaria durante l'ora serale di punta. Sono stati usati degli Ied, i famigerati ordigni rudimentali usati dai militanti islamici in Afghanistan e Pakistan. Uno dei tre era nascosto sotto un ombrello in una delle tante bancarelle che compaiono in strada durante il periodo del monsone.
La polizia indiana punta il dito contro gli estremisti islamici legati ai fondamentalisti pachistani, ma per ora non sono giunte rivendicazioni. La strage ha fatto scattare un'allerta generale nel Paese e ha suscitato le reazioni di condanna degli Stati Uniti e anche del Pakistan, che proprio alla fine del mese sarà impegnato in un nuovo round di colloqui di pace a New Delhi. Il responsabile dello Stato del Maharashtra, dove sorge Mumbai, Prithivraj Chavan, ha detto in serata che "é un attacco al cuore dell'India".
La scelta dei luoghi in un momento di massimo affollamento e la natura delle bombe sono la prova di "un'operazione ben organizzata", come ha affermato il ministro dell'Interno, P. Chidambaram, l'uomo forte del governo di New Delhi che ha assunto l'incarico proprio all'indomani della strage del 2008 costata la vita a quasi duecento persone, tra cui un italiano. La prima delle tre esplosioni è avvenuta verso le 18.45 ora locale (15.15 in Italia) a Zaveri Bazar, nel sud della metropoli, dove sorge il popolare tempio di Mumbadevi e dove è situato anche un grande mercato di gioielli e di diamanti. Tra le vittime ci sono anche dei commercianti e dei pendolari diretti in una vicina stazione dei treni interni, che sono il mezzo di trasporto preferito della popolazione. Una seconda bomba, la più potente secondo la polizia, è esplosa nelle vicinanze, in un storico rione frequentato dalla classe medio-alta che si chiama Opera House. Il terzo ordigno è invece stato piazzato a diversi chilometri più a nord, a Dadar, un centro di scambio ferroviario importante e come prevedibile affollatissimo a quell'ora. Da quanto è emerso da una prima ricostruzione, due Ied erano piazzati a bordo di un'auto e di una motocicletta. Le esplosioni hanno scatenato un pandemonio. "All'inizio sembrava fosse scoppiata un bombola del gas - ha raccontato un sopravvissuto alla tv Cnn-Ibn - poi tra il fumo e le fiamme ho visto i corpi a terra, la gente con i vestiti lacerati che correva via e altri che urlavano dal dolore. Allora abbiamo iniziato a trasportare i feriti all'ospedale con ogni mezzo, con i taxi, le motociclette, e anche i camion". In attesa di esaminare gli indizi, il governo non si è per ora sbilanciato sulla matrice dell'attentato.
Il ministro Chidambaram è partito stasera da New Delhi per un sopralluogo. La polizia di Mumbai però sospetta il gruppo estremista indiano Indian Mujahiddin, sigla clandestina che era stata decimata in passato ma che gode di ampi legami con la jihad pachistana attiva in Kashmir. Sarebbero responsabili di altri attacchi esplosivi avvenuti con la stessa modalità. Una strategia che è completamente differente da quella dei dieci terroristi pachistani venuti dal mare che per 60 ore tennero d'assedio l'hotel Taj Mahal
La polizia indiana punta il dito contro gli estremisti islamici legati ai fondamentalisti pachistani, ma per ora non sono giunte rivendicazioni. La strage ha fatto scattare un'allerta generale nel Paese e ha suscitato le reazioni di condanna degli Stati Uniti e anche del Pakistan, che proprio alla fine del mese sarà impegnato in un nuovo round di colloqui di pace a New Delhi. Il responsabile dello Stato del Maharashtra, dove sorge Mumbai, Prithivraj Chavan, ha detto in serata che "é un attacco al cuore dell'India".
La scelta dei luoghi in un momento di massimo affollamento e la natura delle bombe sono la prova di "un'operazione ben organizzata", come ha affermato il ministro dell'Interno, P. Chidambaram, l'uomo forte del governo di New Delhi che ha assunto l'incarico proprio all'indomani della strage del 2008 costata la vita a quasi duecento persone, tra cui un italiano. La prima delle tre esplosioni è avvenuta verso le 18.45 ora locale (15.15 in Italia) a Zaveri Bazar, nel sud della metropoli, dove sorge il popolare tempio di Mumbadevi e dove è situato anche un grande mercato di gioielli e di diamanti. Tra le vittime ci sono anche dei commercianti e dei pendolari diretti in una vicina stazione dei treni interni, che sono il mezzo di trasporto preferito della popolazione. Una seconda bomba, la più potente secondo la polizia, è esplosa nelle vicinanze, in un storico rione frequentato dalla classe medio-alta che si chiama Opera House. Il terzo ordigno è invece stato piazzato a diversi chilometri più a nord, a Dadar, un centro di scambio ferroviario importante e come prevedibile affollatissimo a quell'ora. Da quanto è emerso da una prima ricostruzione, due Ied erano piazzati a bordo di un'auto e di una motocicletta. Le esplosioni hanno scatenato un pandemonio. "All'inizio sembrava fosse scoppiata un bombola del gas - ha raccontato un sopravvissuto alla tv Cnn-Ibn - poi tra il fumo e le fiamme ho visto i corpi a terra, la gente con i vestiti lacerati che correva via e altri che urlavano dal dolore. Allora abbiamo iniziato a trasportare i feriti all'ospedale con ogni mezzo, con i taxi, le motociclette, e anche i camion". In attesa di esaminare gli indizi, il governo non si è per ora sbilanciato sulla matrice dell'attentato.
Il ministro Chidambaram è partito stasera da New Delhi per un sopralluogo. La polizia di Mumbai però sospetta il gruppo estremista indiano Indian Mujahiddin, sigla clandestina che era stata decimata in passato ma che gode di ampi legami con la jihad pachistana attiva in Kashmir. Sarebbero responsabili di altri attacchi esplosivi avvenuti con la stessa modalità. Una strategia che è completamente differente da quella dei dieci terroristi pachistani venuti dal mare che per 60 ore tennero d'assedio l'hotel Taj Mahal
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