Dopo oltre un mese di suspense, la perizia balistica inchioda i maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti in India per l'uccisione di due pescatori scambiati per pirati. Un responsabile del laboratorio di Trivandrum ha confermato di aver identificato due fucili usati dai militari italiani a bordo della petroliera Enrica Lexie per sparare contro il peschereccio St.Antony nel pomeriggio del 15 febbraio al largo delle coste del Kerala.
La famosa ''prova del nove'' e' quindi conclusa e il rapporto e' gia' stato consegnato al magistrato di Kollam, che sta istruendo la causa contro i militari italiani. Secondo fonti che seguono l'inchiesta, le indagini della polizia potrebbero pero' durare altre due o tre settimane. E' quindi probabile che i termini di carcerazione giudiziaria che scadono lunedi' siano ulteriormente estesi prima di procedere al rinvio a giudizio.
La notizia e' stata accolta in Italia con estrema cautela dal sottosegretario agli Esteri, Staffan de Mistura, secondo il quale per un giudizio approfondito ''c'e' bisogno del rapporto ufficiale, e non di indiscrezioni di stampa''. Il diplomatico italiano, che sta seguendo ogni sviluppo della vicenda, ha aggiunto che "anche qualora, cosa non ancora confermata, si provasse che le pallottole che hanno ucciso i due pescatori fossero italiane, e uguali a quelle usate dalle forze armate italiane, rimane il fatto che, secondo noi, per quello che riguarda i nostri militari italiani, la giustizia deve essere amministrata in Italia''.
La doccia fredda per gli italiani coincide con un nuovo spiraglio di speranza per la partenza della nave ancora ancorata al largo del porto di Kochi con l'equipaggio (5 italiani e 19 indiani) e quattro maro' del team anti pirateria. La Corte Suprema, massimo organo giudiziario indiano che ha sede a New Delhi, ha ammesso oggi un ricorso dell'armatore contro un verdetto dell'Alta Corte del Kerala e convocato tutte le parti in causa, compresa la polizia locale per il prossimo 20 aprile.
A proposito di battaglie legali, in questi giorni (ma non e' ancora stata fissata una data) sempre all'Alta Corte del Kerala e' atteso anche il giudizio sul ricorso italiano che riguarda l'applicabilita' della legge indiana al crimine commesso in acque internazionali e su una nave battente bandiera italiana. La sorte dei maro' e' ormai legata a questa decisione.
Ad anticipare i risultati della perizia era stata stamattina la stampa indiana citando fonti del laboratorio della polizia scientifica di Trivandrum (Fsl) secondo le quali a sparare sono stati due fucili Beretta ARX 160 sequestrati insieme ad altre sei armi a bordo della Enrica Lexie lo scorso 25 febbraio alla presenza di due periti dell'Arma dei Carabinieri.
Sentita al telefono, la responsabile del dipartimento di balistica N.G. Nisha ha confermato i risultati delle prove condotte su otto armi (oltre ai sei fucili Beretta, due mitragliette FN Minimi di fabbricazione belga) e precisato che il rapporto sui test di tiro, la balistica e le impronte digitali e' stato consegnato al magistrato lo scorso 4 aprile. ''Abbiamo potuto identificare le due armi - ha affermato - dopo aver esaminato i proiettili recuperati dai cadaveri delle vittime che sono compatibili con le rigature delle canne di due fucili''. (ANSA).
La famosa ''prova del nove'' e' quindi conclusa e il rapporto e' gia' stato consegnato al magistrato di Kollam, che sta istruendo la causa contro i militari italiani. Secondo fonti che seguono l'inchiesta, le indagini della polizia potrebbero pero' durare altre due o tre settimane. E' quindi probabile che i termini di carcerazione giudiziaria che scadono lunedi' siano ulteriormente estesi prima di procedere al rinvio a giudizio.
La notizia e' stata accolta in Italia con estrema cautela dal sottosegretario agli Esteri, Staffan de Mistura, secondo il quale per un giudizio approfondito ''c'e' bisogno del rapporto ufficiale, e non di indiscrezioni di stampa''. Il diplomatico italiano, che sta seguendo ogni sviluppo della vicenda, ha aggiunto che "anche qualora, cosa non ancora confermata, si provasse che le pallottole che hanno ucciso i due pescatori fossero italiane, e uguali a quelle usate dalle forze armate italiane, rimane il fatto che, secondo noi, per quello che riguarda i nostri militari italiani, la giustizia deve essere amministrata in Italia''.
La doccia fredda per gli italiani coincide con un nuovo spiraglio di speranza per la partenza della nave ancora ancorata al largo del porto di Kochi con l'equipaggio (5 italiani e 19 indiani) e quattro maro' del team anti pirateria. La Corte Suprema, massimo organo giudiziario indiano che ha sede a New Delhi, ha ammesso oggi un ricorso dell'armatore contro un verdetto dell'Alta Corte del Kerala e convocato tutte le parti in causa, compresa la polizia locale per il prossimo 20 aprile.
A proposito di battaglie legali, in questi giorni (ma non e' ancora stata fissata una data) sempre all'Alta Corte del Kerala e' atteso anche il giudizio sul ricorso italiano che riguarda l'applicabilita' della legge indiana al crimine commesso in acque internazionali e su una nave battente bandiera italiana. La sorte dei maro' e' ormai legata a questa decisione.
Ad anticipare i risultati della perizia era stata stamattina la stampa indiana citando fonti del laboratorio della polizia scientifica di Trivandrum (Fsl) secondo le quali a sparare sono stati due fucili Beretta ARX 160 sequestrati insieme ad altre sei armi a bordo della Enrica Lexie lo scorso 25 febbraio alla presenza di due periti dell'Arma dei Carabinieri.
Sentita al telefono, la responsabile del dipartimento di balistica N.G. Nisha ha confermato i risultati delle prove condotte su otto armi (oltre ai sei fucili Beretta, due mitragliette FN Minimi di fabbricazione belga) e precisato che il rapporto sui test di tiro, la balistica e le impronte digitali e' stato consegnato al magistrato lo scorso 4 aprile. ''Abbiamo potuto identificare le due armi - ha affermato - dopo aver esaminato i proiettili recuperati dai cadaveri delle vittime che sono compatibili con le rigature delle canne di due fucili''. (ANSA).
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