Con una previsione di crescita di circa il 6% l’India continua a rimanere in mercato appetibile per il Made in Italy. Mentre Europa e Stati Uniti annaspano ancora nell’onda lunga della crisi finanziaria dello scorso ottobre, la locomotiva indiana ha ricominciato di nuovo a correre grazie alla ripresa della domanda interna e ai prestiti bancari agevolati. “L’India è in anticipo di 4 mesi rispetto alla ripresa degli altri Paesi – spiega Nicolò Tassoni, addetto commerciale della nostra ambasciata a Nuova Delhi – anche se ora sulle stime di crescita pesa l’incognita della produzione agricola seriamente compromessa dalle scarse piogge monsoniche di questa stagione”. Il settore dei beni durevoli, come auto e veicoli commerciali, che avevano patito di più la crisi dei consumi e la stretta creditizia, hanno cominciato a dare segnali di ripresa in primavera. Le grandi aziende italiane come Fiat, Piaggio, Carraro, New Holland hanno tirato un respiro di sollievo. L’inversione di tendenza è coincisa con le elezioni legislative che hanno dato ampio mandato al partito del Congresso e all’economista premier Mahmohan Singh escludendo dalla maggioranza le sinistre contrarie alle politiche di liberalizzazione economica. A luglio la produzione industriale ha registrato un aumento del 7% dopo un’accelerazione record di giugno del 7,8%. Il settore dell’informatica ha tenuto bene nonostante lo spauracchio di tagli dell’outsourcing americano.
In questo quadro l’ottimismo sull’India rimane intatto, anzi i mercati emergenti a Est sembrano essere sempre più l’unica ancora di salvezza per le nostre imprese “che anche nel picco della crisi hanno portato avanti i loro progetti” aggiunge Tassoni. Lo scorso aprile il gruppo Verlicchi, componentistica per moto, ha annunciato una joint venture con l’indiano Hema per realizzare uno stabilimento vicino a Bangalore. All’inizio dell’anno Bay Forge (gruppo Fomas) ha deciso di raddoppiare l’acciaieria a Chennai. Fiat ha lanciato a giugno la Grande Punto prodotta nel grande stabilimento congiunto con Tata Motors che sorge a Ranjangaon.
Gli indiani hanno ripreso a continuato a comprare il Made in Italy anche se c’è stato un quasi azzeramento delle esportazioni italiane in India tra dicembre e marzo che va a ridimensionare il boom del 2008.
Per quanto riguarda le firme della moda, da pochissimo presenti in India, il quadro ha molte luci e ombre. La “middle class” indiana ha ancora le gambe fragili ed è stata spaventata dalla crisi. Solo ora i nuovi centri commerciali cominciano di nuovo a riempirsi di acquirenti. “L’India è uno dei mercati più piccoli in tutta l’Asia per il lusso, ma con il tasso di crescita più elevata anche durante questo periodo di rallentamento della crescita – dicono da Luxottica, una realtà moto radicata in India, - Ciò significa che per un’azienda del lusso che viole entrare in India, ora ci vuole più tempo per raggiungere una massa critica e generare profitti visti gli investimenti iniziali molto elevati”.
domenica 30 agosto 2009
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