“Questa sentenza è un forte segnale per tutti coloro che hanno compiuto atti di terrore a Mumbai”. Cosi i giudici del tribunale speciale sull’antiterrorismo hanno commentato le tre condanne a morte per il duplice attentato del 2003 costato la vita a oltre cinquanta persone. Tre mussulmani, tra cui una donna, sono stati ritenuti responsabili dell’esecuzione materiale della strage organizzata - secondo loro - per vendicare i pogrom contro i mussulmani del Gujarat nel 2002. Avrebbero preparato a casa le bombe e poi le avrebbero lasciate in due taxi parcheggiati in mezzo alla folla a Gateway of India, il simbolo di Mumbai e nel mercato dei gioielli di Zaveri. I tre hanno ammesso di essere stati indottrinati dalla Lashkar-e-Taiba, gruppo estremista pachistano, accusato di aver organizzato molti attentati in India, tra cui anche quello del novembre scorso agli hotel di Mumbai.
A nulla sono valse le preghiere della donna, Fehmida Syed, di 46 anni, che ha detto di aver obbedito agli ordini del marito Hanif. E’ la seconda donna a essere condannata alla pena capitale in India per terrorismo dopo Nalini, la complice nell’uccisione dell’ex statista Rajiv Gandhi, che si trova ancora nel braccio della morte. Le esecuzioni sono rare in India. L’ultimo a salire sul patibolo era stato uno stupratore nel 2004 dopo un intervallo di dieci anni.
giovedì 6 agosto 2009
Tre mussulmani condannati a morte per duplice strage a Mumbai nel 2003
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