mercoledì 7 aprile 2010

SRI LANKA: DOMANI ALLE URNE PER PARLAMENTO, RAJAPAKSA FAVORITO

A oltre due mesi dalle elezioni presidenziali, lo Sri Lanka ritorna alle urne domani per eleggere un nuovo parlamento che sara' il primo da quando l'isola e' stata riunificata dopo la sconfitta delle Tigri Tamil un anno fa. Oltre 14 milioni di elettori sono chiamati a eleggere 255 parlamentari scegliendoli tra 7620 candidati provenienti da 36 partiti politici e 306 gruppi indipendenti. Il presidente Mahinda Rajapaksa, del partito nazionalista United People's Freedom Alliance (UPFA) e' dato come favorito sul suo oppositore Sarath Fonseka, l'ex capo di stato maggiore, accusato di golpe, incarcerato lo scorso 8 febbraio e ora in attesa di processo davanti alla corte marziale.

Fonseka, che ha lasciato l'uniforme per guidare l'opposizione contro Rajapaksa, cerca un riscatto dopo la sconfitta nel voto di gennaio che secondo lui sarebbe stato caratterizzato da brogli da parte della maggioranza. Per sorvegliare la correttezza del processo elettorale sono stati chiamati 16 osservatori internazionali che hanno gia' cominciato a monitorare le operazioni nei seggi in otto distretti, compreso quello di Jaffna, dove e' concentrata la minoranza tamil.

Il principale partito dell'opposizione, il United National Party (UNP) guidato dall'ex premier Ranil Wikremasinghe, ha accusato Rajapaksa di usare l'apparato di governo per la sua campagna elettorale e di aver imbavagliato la stampa con intimidazioni ai giornalisti e la soppressione dei media indipendenti.

A garantire la sicurezza davanti ai seggi sono stati schierati 20 mila militari.

Intanto, in occasione del voto, le autorita' hanno deciso di riaprire al pubblico il collegamento stradale tra Colombo e Jaffna, nell'estremita' settentrionale dell'isola, interrotto da 15 anni in quanto attraversava i territori controllati dai ribelli tamil.

Un elemento importante sara' la partecipazione al voto dei tamil che nelle elezioni del 26 gennaio era stata solo del 20 per cento a causa delle restrizioni di movimento e della mancanza di documenti di molti sfollati di guerra che si trovano ancora nei campi di detenzione allestiti dai militari.

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