L'India auspica che il caso dei marò trattenuti a New Delhi "si risolva al più presto" per evitare che si ripercuota sulle relazioni bilaterali tra New Delhi e Roma. Rispondendo a una domanda dell'ANSA oggi durante un incontro con i giornalisti, il portavoce del ministero degli Esteri ha commentato il ritardo nell'inchiesta sui due fucilieri accusati dell'omicidio di due pescatori il 15 febbraio 2012. Dall'avvio delle indagini della polizia antiterrorismo della Nia (National Investigation Agency) sono trascorsi 90 giorni, ma non ci sono ancora indicazioni su quando inizierà il processo del 'tribunale ad hoc' costituito in base alla sentenza della Corte Suprema del 18 gennaio. Gli investigatori devono infatti completare gli interrogatori dei testimoni italiani, in particolare dei quattro commilitoni del team anti pirateria che erano a bordo della petroliera Enrica Lexie con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Da quanto si è appreso ci sarebbe un disaccordo fra India e Italia sul luogo e sulle modalità dell'interrogatorio che sta causando ritardi nella chiusura delle indagini. Interpellato a proposito, il portavoce Syed Akbaruddin ha detto che spetta al governo italiano "facilitare" la messa a disposizione dei testimoni "che fra l'altro sono anche impiegati dello Stato". "Noi possiamo soltanto fare una richiesta" ha aggiunto. Akbaruddin ha poi ribadito la disponibilità di Delhi a "lavorare con l'Italia per cercare di raggiungere una soluzione compatibilmente con il nostro sistema giudiziario". La scadenza dei tre mesi per la presentazione dei capi di accusa è una prassi prevista dal Codice di procedura penale indiano, ma non è chiaro se si applica anche alla nuova inchiesta condotta dagli investigatori della Nia. Durante una udienza della Corte Suprema lo scorso 16 aprile, l'avvocato dello Stato indiano aveva promesso ai giudici una rapida inchiesta in 60 giorni di tempo. Lo stallo nelle indagini è stato riconosciuto anche dall'inviato del governo Staffan de Mistura durante la sua ultima missione a New Delhi. "Ci sono stati dei ritardi nell'inchiesta - ha indicato - causati da discussioni necessarie per definire le modalità dell'utilizzazione dei testimoni". Fra questi i quattro marò (Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte) che le autorità indiane vorrebbero ascoltare a New Delhi. Una ipotesi che però non piace al governo italiano. "Non posso entrare nei particolari di questo perché stiamo ancora discutendo - aveva spiegato De Mistura - ma certo ci sembra che un loro interrogatorio possa essere fatto anche in Italia".
mercoledì 3 luglio 2013
Maro', India auspica ''soluzione al piu' presto'', ma rimane stallo su interrogatori testi chiave
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