Pubblicato su ANSA
NEW DELHI, 5 LUG - Il peschereccio St. Antony, che contiene degli indizi chiave nell'inchiesta contro i maro', e' ancora nel porto di Neendakara, nello stato indiano meridionale del Kerala, ma e' in pessime condizioni a tal punto che molti fori dei proiettili non sono piu' visibili. Da quanto ha appreso l'ANSA da una fonte sul posto, l'imbarcazione e' stata tirata fuori dall'acqua e si trova sull'arenile a circa 50 metri dalla stazione della polizia del porticciolo dove la sera del 15 febbraio 2012 era arrivata con i due pescatori morti dopo l'incidente con la petroliera Enrica Lexie. Come mostrano alcune immagini in possesso dell'ANSA, lo scafo e' gravemente deteriorato dalle intemperie e dalla pioggia monsonica. Alcune indiscrezioni circolate di recente in Italia indicavano che il relitto era stato distrutto. La barca e' una prova fondamentale per le nuove indagini condotte dalla polizia anti terrorismo della Nia e poi per il processo del ''tribunale ad hoc'' che dovra' giudicare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il peschereccio si trova sotto la custodia della Guardia costiera insieme ad altre barche sequestrate. ''Per avvicinarsi occorre chiedere un permesso - spiega Aneesh Das, reporter dell'edizione locale del quotidiano Indian Express - mentre la cabina e' chiusa da un lucchetto''. Il tettuccio esterno, dove (fino a un anno fa) era visibile il passaggio di un proiettile, e' ancora intatto. Nel giugno dello scorso anno, dopo l'arrivo del monsone estivo, la stampa locale aveva rivelato che il St.Antony stava per affondare nel porticciolo situato nei pressi della citta' di Kollam, chiuso durante la stagione della pioggia. ''La barca, che era gia' molto malmessa prima dell'incidente, si era riempita di acqua - ricorda Aneesh che era stato uno dei giornalisti dello scoop - e quando la polizia aveva cercato di tirarla fuori, la prua si era insabbiata. Dopo alcuni sforzi inconcludenti, gli agenti avevano chiesto l'aiuto del proprietario Freddie Bosco. Sono state chiamate delle persone competenti che erano riusciti a sollevare lo scafo e a portarlo sulla riva dove si trova ora''. Il peschereccio era stato dissequestrato il 10 maggio del 2012 in seguito a una petizione di Freddie che voleva tornare a lavorare in mare. Un tribunale locale chiamato ''chief judicial magistrate court'' di Kollam gli aveva permesso di usare l'imbarcazione ma a condizione che non fossero manomesse le preziose prove, cioe' i segni dell'impatto dei proiettili. ''Intimorito dalle condizioni imposte dei giudici e anche perche' il motore non funzionava piu' - racconta ancora il giornalista - Freddie aveva preso le reti e altro materiale a bordo e aveva abbandonato la barca'. Sembra poi che ''nessuno voleva lavorare piu' su quel peschereccio dopo quello che era successo''. Da allora il pescatore e' tornato nel suo villaggio, nei pressi di Kanyakumari, nello stato del Tamil Nadu. Secondo Aneesh (che lo ha sentito al telefono di recente) vorrebbe comprare una nuova barca, ma non ha abbastanza soldi nonostante il risarcimento di 25 mila euro ottenuto dal governo italiano. Parte di questo denaro sarebbe infatti stati speso per pagare gli avvocati. Anche gli altri otto compagni di pesca sopravvissuti, Kinserian L, Martin D, Hilari S, Franics P, Clement Y, Johnson B, Muthappan T and Michael Antony, si trovano in Tamil Nadu e da allora non si sono piu' avventurati in alto mare. ''Freddie mi ha detto che pescano all'amo lungo la costa e che guadagnano molto poco'' conclude il reporter indiano.
Foto ANSA - Il peschereccio nel porto di Neemdakara - Kollam |
NEW DELHI, 5 LUG - Il peschereccio St. Antony, che contiene degli indizi chiave nell'inchiesta contro i maro', e' ancora nel porto di Neendakara, nello stato indiano meridionale del Kerala, ma e' in pessime condizioni a tal punto che molti fori dei proiettili non sono piu' visibili. Da quanto ha appreso l'ANSA da una fonte sul posto, l'imbarcazione e' stata tirata fuori dall'acqua e si trova sull'arenile a circa 50 metri dalla stazione della polizia del porticciolo dove la sera del 15 febbraio 2012 era arrivata con i due pescatori morti dopo l'incidente con la petroliera Enrica Lexie. Come mostrano alcune immagini in possesso dell'ANSA, lo scafo e' gravemente deteriorato dalle intemperie e dalla pioggia monsonica. Alcune indiscrezioni circolate di recente in Italia indicavano che il relitto era stato distrutto. La barca e' una prova fondamentale per le nuove indagini condotte dalla polizia anti terrorismo della Nia e poi per il processo del ''tribunale ad hoc'' che dovra' giudicare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il peschereccio si trova sotto la custodia della Guardia costiera insieme ad altre barche sequestrate. ''Per avvicinarsi occorre chiedere un permesso - spiega Aneesh Das, reporter dell'edizione locale del quotidiano Indian Express - mentre la cabina e' chiusa da un lucchetto''. Il tettuccio esterno, dove (fino a un anno fa) era visibile il passaggio di un proiettile, e' ancora intatto. Nel giugno dello scorso anno, dopo l'arrivo del monsone estivo, la stampa locale aveva rivelato che il St.Antony stava per affondare nel porticciolo situato nei pressi della citta' di Kollam, chiuso durante la stagione della pioggia. ''La barca, che era gia' molto malmessa prima dell'incidente, si era riempita di acqua - ricorda Aneesh che era stato uno dei giornalisti dello scoop - e quando la polizia aveva cercato di tirarla fuori, la prua si era insabbiata. Dopo alcuni sforzi inconcludenti, gli agenti avevano chiesto l'aiuto del proprietario Freddie Bosco. Sono state chiamate delle persone competenti che erano riusciti a sollevare lo scafo e a portarlo sulla riva dove si trova ora''. Il peschereccio era stato dissequestrato il 10 maggio del 2012 in seguito a una petizione di Freddie che voleva tornare a lavorare in mare. Un tribunale locale chiamato ''chief judicial magistrate court'' di Kollam gli aveva permesso di usare l'imbarcazione ma a condizione che non fossero manomesse le preziose prove, cioe' i segni dell'impatto dei proiettili. ''Intimorito dalle condizioni imposte dei giudici e anche perche' il motore non funzionava piu' - racconta ancora il giornalista - Freddie aveva preso le reti e altro materiale a bordo e aveva abbandonato la barca'. Sembra poi che ''nessuno voleva lavorare piu' su quel peschereccio dopo quello che era successo''. Da allora il pescatore e' tornato nel suo villaggio, nei pressi di Kanyakumari, nello stato del Tamil Nadu. Secondo Aneesh (che lo ha sentito al telefono di recente) vorrebbe comprare una nuova barca, ma non ha abbastanza soldi nonostante il risarcimento di 25 mila euro ottenuto dal governo italiano. Parte di questo denaro sarebbe infatti stati speso per pagare gli avvocati. Anche gli altri otto compagni di pesca sopravvissuti, Kinserian L, Martin D, Hilari S, Franics P, Clement Y, Johnson B, Muthappan T and Michael Antony, si trovano in Tamil Nadu e da allora non si sono piu' avventurati in alto mare. ''Freddie mi ha detto che pescano all'amo lungo la costa e che guadagnano molto poco'' conclude il reporter indiano.
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