Pubblicato su ANSA
A distanza di oltre due anni dall'uccisione di Osama Bib Laden, lo spettro del capo di Al Qaida ricompare in un rapporto segreto di una commissione pachistana d'inchiesta creata dopo il clamoroso blitz americano del 2 maggio 2011 nel covo di Abbottabad. Il documento di oltre 330 pagine è basato sull'interrogatorio di circa 200 testimoni, tra cui quello delle tre vedove dello sceicco saudita e dei vertici dei servizi segreti. La versione integrale è stata pubblicata sul sito di Al Jazeera dopo uno scoop del quotidiano pachistano The Dawn. Tra le chicche emerse dai racconti delle donne sopravvissute al raid, c'è quella di una multa per eccesso di velocità presa quando era appena fuggito dall'Afghanistan. Lo sceicco era nella valle di Swat ed era in auto con uno dei suoi fedelissimi, il "corriere" pachistano Ibrahim Saeed Ahmed, detto Al Kuwaiti (perché i suoi genitori erano emigrati in Kuwait). Nel racconto alla commissione, Maryam (moglie di Ibrahim) rivela che non aveva capito chi era "quell'arabo alto e senza barba" e che il consorte aveva subito pagato l'ammenda dopo essere stato fermato dalla polizia. Un altro dettaglio riguarda la vita di Bin Laden come padre e nonno, attento all'istruzione della nidiata di figli e nipoti che abitavano con lui. "OBL (Osama Bin Laden) si occupava personalmente dell'istruzione religiosa dei bambini - si legge - e li sorvegliava quando giocavano". Tra le attività c'era quella di coltivare degli ortaggi "con la messa in palio di semplici premi per chi otteneva il miglior prodotto". I bambini non potevano uscire dal complesso e non potevano giocare con i figli dei due 'corrieri' che abitavano in una parte separata della villa. Un'altra curiosità è che indossava un cappello da cow-boy quando usciva in giardino per la paura di essere intercettato dai satelliti spia. Ma il suo guardaroba era estremamente povero: appena sei "shalwar kamiz" (completo tradizionale pachistano), tre per l'estate e tre per l'inverno. Il resto del rapporto è dedicato a esaminare nel dettaglio la clamorosa "incompetenza" dei vari organismi statali e delle varie intelligence, tra cui il potente servizio segreto militare Isi, che non si è mai accorto della presenza di Bin Laden nella città guarnigione di Islamabad. La commissione d'inchiesta, presieduta dal giudice Javed Iqbal, si chiede come è possibile che il 'corriere' Ibrahim abbia potuto comprare un terreno e costruire una casa (con terzo piano abusivo) con documenti falsi. Il rapporto solleva poi altri quesiti, per esempio sul network di complici legati a Ibrahim e di suo fratello (entrambi uccisi nel blitz Usa) che erano gli unici ad avere accesso a Bin Laden e che lo hanno assistito per diversi anni. Non sono mai stati localizzati, per esempio, gli altri covi a Quetta, Peshawar, Wana, Swat e Karachi usati prima del 2005 dal capo di Al Qaida e dalla sua famiglia e menzionati dalla giovane moglie Amal "detenuta" insieme alle altre per cinque mesi dai servizi pachistani. Sono pesanti interrogativi che probabilmente spiegano perché il governo di Islamabad non abbia voluto rendere pubblico il documento consegnato alla fine dello scorso anno e che solo ora, con un nuovo esecutivo, sia riaffiorato sulla stampa locale
A distanza di oltre due anni dall'uccisione di Osama Bib Laden, lo spettro del capo di Al Qaida ricompare in un rapporto segreto di una commissione pachistana d'inchiesta creata dopo il clamoroso blitz americano del 2 maggio 2011 nel covo di Abbottabad. Il documento di oltre 330 pagine è basato sull'interrogatorio di circa 200 testimoni, tra cui quello delle tre vedove dello sceicco saudita e dei vertici dei servizi segreti. La versione integrale è stata pubblicata sul sito di Al Jazeera dopo uno scoop del quotidiano pachistano The Dawn. Tra le chicche emerse dai racconti delle donne sopravvissute al raid, c'è quella di una multa per eccesso di velocità presa quando era appena fuggito dall'Afghanistan. Lo sceicco era nella valle di Swat ed era in auto con uno dei suoi fedelissimi, il "corriere" pachistano Ibrahim Saeed Ahmed, detto Al Kuwaiti (perché i suoi genitori erano emigrati in Kuwait). Nel racconto alla commissione, Maryam (moglie di Ibrahim) rivela che non aveva capito chi era "quell'arabo alto e senza barba" e che il consorte aveva subito pagato l'ammenda dopo essere stato fermato dalla polizia. Un altro dettaglio riguarda la vita di Bin Laden come padre e nonno, attento all'istruzione della nidiata di figli e nipoti che abitavano con lui. "OBL (Osama Bin Laden) si occupava personalmente dell'istruzione religiosa dei bambini - si legge - e li sorvegliava quando giocavano". Tra le attività c'era quella di coltivare degli ortaggi "con la messa in palio di semplici premi per chi otteneva il miglior prodotto". I bambini non potevano uscire dal complesso e non potevano giocare con i figli dei due 'corrieri' che abitavano in una parte separata della villa. Un'altra curiosità è che indossava un cappello da cow-boy quando usciva in giardino per la paura di essere intercettato dai satelliti spia. Ma il suo guardaroba era estremamente povero: appena sei "shalwar kamiz" (completo tradizionale pachistano), tre per l'estate e tre per l'inverno. Il resto del rapporto è dedicato a esaminare nel dettaglio la clamorosa "incompetenza" dei vari organismi statali e delle varie intelligence, tra cui il potente servizio segreto militare Isi, che non si è mai accorto della presenza di Bin Laden nella città guarnigione di Islamabad. La commissione d'inchiesta, presieduta dal giudice Javed Iqbal, si chiede come è possibile che il 'corriere' Ibrahim abbia potuto comprare un terreno e costruire una casa (con terzo piano abusivo) con documenti falsi. Il rapporto solleva poi altri quesiti, per esempio sul network di complici legati a Ibrahim e di suo fratello (entrambi uccisi nel blitz Usa) che erano gli unici ad avere accesso a Bin Laden e che lo hanno assistito per diversi anni. Non sono mai stati localizzati, per esempio, gli altri covi a Quetta, Peshawar, Wana, Swat e Karachi usati prima del 2005 dal capo di Al Qaida e dalla sua famiglia e menzionati dalla giovane moglie Amal "detenuta" insieme alle altre per cinque mesi dai servizi pachistani. Sono pesanti interrogativi che probabilmente spiegano perché il governo di Islamabad non abbia voluto rendere pubblico il documento consegnato alla fine dello scorso anno e che solo ora, con un nuovo esecutivo, sia riaffiorato sulla stampa locale
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