mercoledì 23 marzo 2011
Turbante rimosso a Malpensa, India fa la voce grossa con Italia
L'India ha presentato oggi una dura protesta contro l'Italia per il trattamento riservato a un indiano di fede Sikh costretto a rimuovere il turbante durante un controllo a Malpensa per due volte in una settimana. Il ministero degli Esteri ha convocato oggi per la seconda volta l'ambasciatore d'Italia per esprimere ''grande disappunto per il gravissimo incidente'' occorso all'allenatore di golf Amritinder Singh il 15 marzo e poi nuovamente ieri nello stesso scalo milanese. Il rappresentante della Farnesina a New Delhi, Giacomo SanFelice di Monteforte, ha offerto le sue ''profonde scuse'' rassicurando che il caso sara' sottoposto alle autorita' italiane al massimo livello e che e' in corso un'inchiesta su quanto accaduto nello scalo milanese dove ogni giorno transitano decine di Sikh provenienti dallo stato agricolo del Punjab. Dopo il colloquio col sottosegretario Vivek Katju negli uffici del ministero noto come ''South Block'', l'ambasciatore ha definito ''molto preoccupante'' la vicenda. Il caso e' ''all'esame delle massime autorita' a Roma e a Milano'' ha detto ai giornalisti indiani ribadendo quanto riferito ai suoi interlocutori. L'incidente, che sembrava essere chiarito dopo il primo ''passo'' diplomatico della scorsa settimana, e' stato duramente condannato stamattina dal ministro degli Esteri S.M. Khrishna con una dichiarazione al parlamento dove il caso e' stato sollevato dall'opposizione indu' nazionalista. ''Un insulto a un Sikh e' un insulto alla nazione'' ha detto il capo della diplomazia indiana preannunciando la protesta ufficiale con Roma sulla ''ripetuta umiliazione''. Secondo quanto denunciato dallo sportivo, gli agenti italiani avrebbero ieri nuovamente chiesto di sfilare il copricapo di stoffa per sottoporlo allo screening prima dell'imbarco. Scoppiata la polemica, la Sea, la societa' che gestisce lo scalo milanese, aveva precisato che in accordo con la comunita' Sikh in Italia era stata stabilita una procedura che permette al passeggero di rimuovere il copricapo in un stanza apposita munita di specchio. Non e' chiaro se la prassi e' stata rispettata con l'allenatore Singh che accompagnava il campione di golf Jeev Milkha (anche lui un sikh ma senza turbante) a un torneo europeo. ''Nessuna umiliazione, ma solo rispetto delle misure di sicurezza'' aveva riferito un portavoce Sea. Per Singh, si e' trattato pero' di ''un insulto personale'' e che ''e' stato come spogliarsi in pubblico''. Singh - in dichiarazioni al Times of India - ha denunciato che il secondo controllo si e' svolto in un'atmosfera ''ostile''. ''Era evidente - ha detto - che ci fosse un po' di cattiveria e vendetta nel ripetere l'episodio. Sembrava fossero in attesa di un mio ritorno all'aeroporto di Milano per riservarmi questo trattamento''. L'allenatore di golf ha anche detto che dopo la prima volta aveva ricevuto una lettera di scuse dalla Federazione Italiana Golf. Non e' la prima volta che il turbante diventa oggetto di un incidente diplomatico. Lo scorso dicembre, l'ambasciatore indiano alle Nazioni Unite, Hardeep Puri, si era infuriato con gli agenti di un aeroporto del Texas che volevano ''toccare'' il suo copricapo per un controllo anti esplosivi. La comunita' dei Sikh, di cui fa parte anche lo stesso primo ministro Manmohan Singh, gode di grande rispetto in India a tal punto che il turbante e' considerato un simbolo nazionale, oltre che religioso. Non sorprende quindi l'iniziativa del governo di New Delhi, riferita oggi da un quotidiano, di presentare una risoluzione all'Assemblea generale dell'Onu per proteggere la privacy di chi indossa simboli religiosi come turbante o burqa.
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