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Mentre si stringe il cerchio dell’esercito governativo intorno all’ultimo bastione delle Tigri Tamil sulla costa nord orientale della penisola di Jaffna, sono in molti a chiedersi quale sarà la sorte di Velupillai Prabhakaran, l’enigmatica primula rossa del movimento ribelle LTTE (Liberation Tigers of Tamil Elam) che da oltre due decenni guida l’insurrezione separatista in Sri Lanka, l’ex isola di Ceylon.
Il governo di Colombo, determinato ad annientare le Tigri dopo la rottura della fragile tregua un anno fa, avrebbe deciso di catturarlo vivo. Ma secondo alcune indiscrezioni il cinquantaquattrenne Prabhakaran, potrebbe fuggire all’ultimo momento via mare in Indonesia o in Cambogia. La via di fuga più veloce e più facile sarebbe il vicino stato indiano del Tamil Nadu, ma il numero uno delle Tigri Tamil è un super ricercato in India per l’assassinio dello statista Rajiv Gandhi, marito dell’italiana Sonia, ucciso nel 1991 da una donna kamikaze durante un comizio elettorale. In questi giorni la marina cingalese ha rafforzato il controllo marittimo al largo del porto di Mullaitivu, dove si sono raggruppati i ribelli dopo la caduta nelle mani dei militari della città di Kilinochchi, capitale del mini stato tamil Elam e la riconquista dello strategico snodo di Elephant Pass, che collega la penisola di Jaffna con il resto dell’isola. “Prevediamo che Prabakharan tenterà di fuggire con la moglie e i due bambini all’ultimo momento” ha detto qualche giorno fa un portavoce dell’esercito. Proprio ieri sera l’aviazione cingalese ha bombardato un nascondiglio del capo delle Tigri nella fitta giungla di Mullaitivu.
La cattura di Prabkakaran è determinante per Colombo anche per indebolire l’organizzazione ribelle che è famosa per aver utilizzato per la prima volta gli attentatori kamikaze e il terrorismo sanguinario. La sconfitta militare delle Tigri Tamil, che conterebbero ancora su una forza di 1500-2000 uomini, significa la riunificazione territoriale dello Sri Lanka, ma potrebbe non essere la fine del conflitto tamil-cingalese che da quando è iniziato nel 1883 ha causato 70 mila morti. Senza contare poi gli oltre 200 mila tamil sfollati nell’ultimo anno da quando è partita l’offensiva militare decisa dal presidente nazionalista Rajapaksa salito al potere nel 2004 e considerato l’affossatore del processo di pace avviato nel 2001 grazie alla mediazione norvegese.
Secondo l’intelligence militare, Prabhakaran era stato “intercettato” due settimane fa prima che l’esercito espugnasse la città di Kilinochchi (che però era già stata evacuato e la popolazione trasferita a nord est), poi non si avrebbero più notizie. Secondo l’opinione comune, i militanti tamil porterebbero una capsula di cianuro appesa al collo che ingoiano se vengono catturati. Ma difficilmente Prabhakaran sceglierà il suicidio. “Cercherà di guidare la guerriglia dall’estero o da un nascondiglio nella foresta” ipotizza una fonte del governo di Colombo che aggiunge che “se vogliamo veramente sradicare il terrorismo dobbiamo arrestare Prabhakaram e gli altri leader del LTTE”.
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