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Con l’accordo approvato ieri dal Senato americano, l’India esce da tre decenni di isolamento internazionale nucleare. La ratifica finale dell’intesa di cooperazione quarantennale, avviata tre anni fa e fortemente voluta da Bush, offre all’India l’accesso alla tecnologia nucleare occidentale in cambio dell’apertura agli ispettori dell’Onu di alcune delle sue istallazioni nucleari. L’India ha attualmente 14 centrali atomiche e altre nove sono in costruzione. L’energia nucleare soddisfa solo il 3 per cento del fabbisogno totale che dipende per oltre il 70 per cento dall’importazione di idrocarburi.
La nuova intesa è vista anche come una pietra miliare nelle relazioni con gli Stati Uniti ed era anche una priorità di politica estera del governo di Manmohan Singh che proprio su questa decisione ha rischiato la sua maggioranza dopo il ritiro del supporto dei partiti comunisti. L’accordo era stato criticato anche da alcuni paesi. L’India che non è firmataria del TPN rappresenta ora un’eccezione nell’attuale regime giuridico internazionale e potrebbe quindi incoraggiare paesi come l’Iran a proseguire la loro attività nucleare. Il Pakistan ha già rivendicato il diritto ad un’ analoga intesa con Washington. Ma la più importante ricaduta sarà quella economica. Martedi a Parigi il presidente francese Sarkozy ha siglato un accordo di cooperazione con il premier Singh che apre la strada alla vendita di reattori all’India. E così faranno presto i russi e ovviamente gli americani. A New Delhi è attesa per oggi la segretario di stato americano Condoleeza Rice.
venerdì 3 ottobre 2008
Accordo nucleare, il Senato Usa ha ratificato
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