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Nonostante la crisi finanziaria mondiale e il tracollo della borsa di Mumbai, l’industria emergente della moda indiana inizia da domani una maratona di sfilate. A causa di una spaccatura dell’associazione di categoria, sono due le “Settimane della Moda” che si tengono in contemporanea a Nuova Delhi. Per decine di modelle, stilisti e anche per i “buyers”, contesi da due parti, sarà un vero tour de force della passerella. Domani nel nuovo lussuoso centro commerciale Emporio, nel sud della capitale, che ospita le griffe come Vuitton e Armani si apre la “Delhi Fashion Week” organizzata da un neonata associazione formata da una decina di stilisti indiani “fuoriusciti” dal Fashion Council Design on India (FCDI) che è l’organismo che negli ultimi dieci anni ha organizzato tutte le rassegne modaiole. Dopodomani invece nel centro fieristico Pragati Maidan si tiene la “India Fashion Week” sponsorizzata anche quest’anno dalla catena di abbigliamento Wills Lifestyle del colosso industriale ITC. “In questo momento di pessimismo e di depressione mondiale, la moda indiana porterà un po’ di colore” ha promesso Sunil Sethi, presidente della FCDI che organizza la India Fashion Week, a cui partecipano una settantina di stilisti, tra cui il “ribelle” Manish Arora, il più popolare tra i “sarti” indiani che ha appena presentato a Parigi la sua collezione primavera estate ispirata al mondo circense. Come attrazione internazionale è stata invitata a sfilare anche la stilista Vivienne Tam che presenta una collezione speciale dedicata ai laptop.
L’industria della moda indiana rappresenta un giro d’affari ancora esiguo sul totale dell’industria tessile indiana e ha come principale sbocco i ricchi mercati dei Paesi del Golfo dove lo stile indiano, ricco di colori e di ricami, è molto apprezzato. Il settore dell’alta moda indiana è ancora confinato alle tradizionali cerimonie di matrimonio e allo sfavillante mondo del cinema di Bollywood. Per la prima volta a settembre è stata organizzata una rassegna di “houte couture” a Mumbai. Secondo Shefalee Vasudev, direttrice dell’edizione indiana di Marie Claire, è tempo di rivalutare la ricchezza e la tradizione dell’artigianato tessile indiano. Il mensile intende promuovere il “Made in India”, un marchio che in Occidente è a volte associata ad una produzione di scarsa qualità e a basso costo. “In quale altro posto è possibile che una famiglia lavori per mesi per tessere un solo sari come a Patan in Gujarat? – si chiede Vasudev in un recente editoriale – Se lo si sapeva è perché se ne è occupata qualche organizzazione non governativa. E’ ora invece che ne parlino le riviste di moda”.
lunedì 13 ottobre 2008
Stilisti a duello, da domani via alle due "fashion week" di Delhi
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