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Dopo un mese e mezzo di proteste dei contadini contro l’esproprio delle terre, la Tata Motors ha gettato la spugna. La nuova fabbrica di Singur, vicino a Calcutta, dedicata alla minicar Nano, sarà trasferita altrove. La Nano, l’utilitaria da 2500 dollari e sogno a quattro ruote per milioni di indiani, doveva uscire dalla catena di montaggio proprio in questo mese in coincidenza con delle feste induiste. Adesso non è chiaro dove sarà delocalizzata la produzione, ne quando la Nano sarà nei concessionari. Ad annunciare la decisione di abbandonare la fabbrica, chiusa da un mese dopo picchettaggi davanti ai cancelli e blocchi stradali, è stato ieri lo stesso Ratan Tata, presidente dell’omonimo gruppo che è uno dei simboli dell’industrializzazione indiana. “Non è possibile che una fabbrica lavori sotto la protezione della polizia e che i suoi operai subiscano regolari intimidazioni”, ha detto in una conferenza stampa in cui ha accusato della debacle la “pasionaria” dei contadini, Mamata Banerjee, che a capo di un piccolo partito regionale, guida la battaglia contro la politica industriale dello stato del Bengala Occidentale. Lo scorso anno violente proteste avevano costretto un gruppo indonesiano ad abbandonare un progetto di polo chimico a Nandigram, sempre nei pressi di Calcutta, dove era in programma una zona economica speciale.
sabato 4 ottobre 2008
Ratan Tata abbandona la fabbrica della Nano a Singur,
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