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In rappresaglia all’attacco navale di sabato, l’aviazione srilankese ha bombardato ieri un campo di addestramento dei ribelli tamil nella giungla a sud di Kilinocchhi, nel nord dell’isola. L’assedio delle forze governative si sta stringendo sempre più intorno alle ultime roccaforti delle Tigri Tamil.
Nella completa indifferenza della comunità internazionale, si sta consumando l’ultimo atto del sanguinoso conflitto tra cingalesi e tamil iniziato 25 anni fa. Il presidente Mahinda Rajapaksa che dopo il fallimento del processo di pace del 2002, ha scelto lo scontro frontale, è più che mai determinato a riunificare il Paese e a dare il colpo di grazia al movimento separatista dell’LTTE guidato da Prabhakaran. Ma i ribelli sembrano ancora avere molte carte da giocare come dimostra l’attacco aereo a una centrale elettrica vicino alla capitale Colombo lanciato mercoledì scorso con piccoli velivoli di fabbricazione ceca. In mancanza di informazioni indipendenti, è però difficile valutare i successi dell’offensiva militare governativa che finora ha causato 200 mila sfollati, secondo dati dell’Onu. Il Programma Alimentare Mondiale e anche la vicina India hanno iniziato a inviare aiuti alimentari alle popolazioni colpite nel nord dell’isola. Intanto il Fondo Monetario Internazionale ha fatto scattare un campanello di allarme per l’economia dissanguata dalle spese per la difesa, dalla svalutazione della rupia e da un’inflazione che corre al ritmo del 23%.
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