lunedì 16 febbraio 2009

Si è conclusa la missione di Richard Holbrooke

Nel suo viaggio di esordio come mediatore nella turbolenta regione sud asiatica, Richard Holbrooke, si è trovato subito alle prese con una difficile matassa da dipanare. Il diplomatico americano, architetto della pace nei Balcani, ma del tutto a digiuno di Afghanistan e Pakistan, ritorna a Washington con un voluminoso dossier per Barak Obama. Al primo punto c’è la minaccia crescente dell’integralismo islamico che, come ha detto oggi a New Delhi, tappa conclusiva del suo tour, è una “minaccia diretta” comune a Pakistan, India e Stati Uniti”.
Il suo arrivo in Afghanistan, qualche giorno fa è stato preceduto da una catena di attentati suicidi nei luoghi simbolo del potere di Kabul rivendicati dai talebani. Ma la lotta contro l’integralismo è ormai combattuta su due fronti, quello afghano e quello nord occidentale pachistano dove continuano bombardamenti dei droni americani nonostante le proteste del governo di Islamabad. Con quello che sembra uno schiaffo in faccia alla Casa Bianca, proprio durante la visita di Holbrooke, il Pakistan ha deciso di permettere il ritorno della shaaria, la legge coranica, nel distretto di Swat, in base a un accordo di pace con i talebani locali che hanno fatto di questa popolare meta turistica un nuovo avamposto.
Non si può però dire che Holbrooke ritorni a mani vuote,. La sua missione ha avuto un successo importante per disinnescare la crisi tra India e Pakistan che rischiava di distogliere l’attenzione dalla lotta ad Al Qaeda e ai talebani. Islamabad ha ammesso che gli attentatori di Mumbai erano affiliati a organizzazioni estremiste pachistane come sospettava New Delhi e che l’attacco era in parte stato pianificato sul suo territorio.

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