Su Radio Svizzera Italiana
Di fronte al precipitare della crisi in Sri Lanka, i principali paesi donatori hanno rotto un lungo silenzio ieri con un appello alle Tigri Tamil perché depongano le armi e accettino l’amnistia offerta dal governo di Colombo. In un comunicato congiunto Stati Uniti, Unione Europea, Giappone e Norvegia hanno chiesto a entrambe le parti di dichiarare un cessate il fuoco per permettere i soccorsi a malati e feriti.
In gioco ci sarebbero le vite dei civili tamil intrappolati nei combattimenti che sono in corso in un’area di 300 km quadrati nel distretto nord orientale di Wanni, dove si sono raggruppati i ribelli. La Croce Rossa ha riferito che il principale ospedale è stato bombardato cinque volte in pochi giorni e che le vittime sono una dozzina più decine di ferite. L’offensiva dell’esercito sarebbe nella sua fase finale. Nel suo messaggio oggi in occasione della Festa dell’Indipendenza, il presidente Mahinda Rajapaka ha detto che le ripetute vittorie delle truppe srilankesi da gennaio in poi hanno “reso possibile l’eliminazione dei terroristi dall’isola”. In mancanza di notizie indipendenti è difficile capire se l’esercito stia davvero piegando la resistenza dei ribelli. I militari hanno ritrovato un altro bunker sotterraneo usato come abitazione dal leader Velupillai Prabhakaran, il ricercato numero uno, che secondo fonti militari, potrebbe essere nascosto nelle fitte foreste della zona.
martedì 3 febbraio 2009
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