venerdì 17 aprile 2009

Intervista/Rahul Gandhi: "I giovani vogliono un cambiamento del modo di fare politica"


TALWANDI SABO (Punjab) – Ci saranno 40 gradi sotto il tendone dove un mare di turbanti colorati ondeggia tra il turbinio dei ventilatori. Rahul Gandhi, in casacca e pantaloni bianchi, sbuca da una nuvola di polvere sollevata dall’elicottero atterrato a fianco di un campo di orzo maturo. Qui in Punjab, il granaio dell’India e regno dei battaglieri sikh, sta per iniziare la mietitura. Il suo comizio, in hindi, dura appena sette minuti ed è una fotocopia di quello fatto il giorno prima in Kerala a quasi tremila chilometri a sud. Ma non importa perché come dice in questa intervista a Il Giornale, la missione di questo “Obama” dalla pelle chiara e dai lineamenti padani è di cambiare il volto dell’India coinvolgendo i giovani che non sono più i “figli della mezzanotte”, dell’India postcoloniale e sottosviluppata, ma è la generazione delle riforme economiche che hanno levato i ceppi all’elefante indiano.
Domanda: “Il suo principale obiettivo degli ultimi anni è stato quello di promuovere un rinnovo generazionale nel partito del Congresso. E’ importante anche per il Paese?
Risposta. Non bisogna dimenticare che il 70 per cento della popolazione indiana è al di sotto dei 35 anni. Il futuro dell’India moderna è nelle mani di questi giovani. Bisogna dare loro la possibilità e gli strumenti per partecipare ai processi decisionali. Se vogliamo essere veramente democratici dobbiamo utilizzare strumenti democratici per creare la base politica. Per esempio qui in Punjab grazie alle elezioni di partito lo scorso dicembre abbiamo ora 2500 volti completamente nuovi. Certo non bastano solo tre mesi, ma ci vogliono cinque o sette anni prima di vedere i risultati. Non bastano le elezioni, bisogna promuovere il concetto stesso di democrazia.
D. Che cosa vogliono i giovani indiani dai politici?
R. Vogliono un cambiamento radicale del modo in cui noi facciamo politica ed è proprio quello che io vorrei fare. Voglio dare la possibilità ai giovani di entrare nel partito sulla base dei meriti e delle performance, non più per nepotismo o grazie al denaro. Certo non è un compito veloce. Non dimentichiamo che noi indiani rappresentiamo un abitante su sei del pianeta e ci vuole tempo a cambiare. Ma io ho già iniziato. Qui in Punjab ben cinque dei 13 candidati del Congresso al Lok Sabha (la camera bassa, ndr) sono giovani.
D. In caso di vittoria del Congresso, il candidato a primo ministro è l’attuale premier Manmohan Sigh, ma sono in molti a proiettare Rahul come il suo successore un giorno…
R. Lo so che c’è molta pressione su di me, ma per ora preferisco il lavoro organizzativo all’interno del mio partito che deve diventare un partito moderno e progressista. Mi sono ripromesso di rivoluzionare l’ala giovanile del Congresso, lo Youth Congress, nei prossimi due anni. Il primo passo è già stato compiuto proprio qui in Punjab con le elezioni a livello di partito giovanile. E’ stata la prima volta che il partito sceglie la propria leadership in maniera trasparente e imparziale. Intendo fare la stessa cosa anche negli altri stati in modo da avere tra due anni il più grande movimento giovanile del mondo attraverso elezioni democratiche.
D. Non è un paradosso che proprio l’erede della più famosa dinastia politica indiana e di un partito che ha 125 anni di storia parli di rinnovamento e di facilitare l’ingresso dei giovani che non si sono mai interessati di politica?
R. Penso che proprio perché provengo da una famiglia importante sono l’unico in grado di farlo. La gente mi vota perché il cognome che porto è una garanzia. Le aspettative della gente non sono su di me, ma sui valori che rappresenta la famiglia dei Gandhi, che sono quelli di un’India unita e rispettosa delle minoranze.
D. Lei è considerato abbastanza schivo e riservato sulla sua vita di scapolo trentottenne, ma molti vorrebbero sapere se ci sono nozze in vista. Anche sua sorella Priyanka l’ha auspicato l’altro giorno davanti ai giornalisti …
R. (con un sorriso imbarazzato): me lo chiedo anch’io a volte…e adesso comunque non ne avrei proprio il tempo.

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