sabato 8 dicembre 2007

BODHI TREE, LO SCANDALO DEI RAMI TAGLIATI FINISCE IN TRIBUNALE


Alcuni monaci del tempio buddista di Bodhgaya, nello stato settentrionale del Bihar, sono sospettati di aver tagliato diversi rami del sacro albero di Buddha per venderli come souvenir a ricchi turisti giapponesi e tailandesi. Un tribunale locale avrebbe aperto ieri un’inchiesta contro due responsabili del luogo sacro che erano stati denunciati da un monaco indù, Arup Brahmachari, che da alcuni mesi ha lanciato una campagna anticorruzione contro i monaci e le numerose associazioni caritative che operano a Bodhgaya.
Gli indiziati sono il “chief priest”, il monaco superiore del tempio Maha Bodhy e un suo ex collaboratore. La prossima udienza è fissata tra una settimana.
Lo scandalo, scoppiato lo scorso giugno, aveva provocato un grande scalpore. L'albero della Bodhi, il Risveglio", dove Siddhartha Gautama raggiunse l'illuminazione 2550 anni fa, è venerato da milioni di fedeli e il tempio Mahabodhi è uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti per i buddisti. L’incidente era avvenuto oltre un anno e mezzo fa quando un giardiniere del tempio, Deepak Malakar, "aveva reciso con una sega un ramo di due metri circa su ordine del monaco responsabile del comitato di gestione del Mahabodhi Temple" spiega Arup Bramhachari, il monaco indù di 35 anni che è a capo di un'associazione anti-corruzione che ha anche denunciato alcune delle 600 organizzazioni non governative di Bodhgaya. Secondo lui, le foglie dell'albero sacro, anche quelle che cadono in modo naturale, sono vendute dai 10 ai 100 dollari l'una, mentre per un tronchetto "si può anche ricavare 1000 dollari". Ci sarebbero anche alcuni negozi pronti a vendere su ordinazione piccoli Buddha ricavati dal sacro legno soprattutto a turisti del Giappone, Thailandia e Taiwan. Dopo aver raccolto per otto mesi le prove del traffico illegale e scattato le foto di una decina di rami tagliati, Bramhachari ha denunciato i responsabili del tempio al tribunale del distretto di Gaya il 22 giugno scorso per danni alla proprietà pubblica. "Non li lascerò vivere in pace, questo è un crimine che non può passare impunito e se loro useranno la loro forza fisica o politica per fermarmi, io sono pronto a fare lo stesso" ha detto il battagliero monaco che ha anche lanciato via e-mail una campagna di Sos per "salvare l'albero della Bodhi".
Il complesso sacro del tempio Mahabodhi, che consiste in un ampio giardino con al centro una massiccia stupa e altre reliquie, è gestito da un comitato formato da quattro buddisti e quattro induisti, nominati ogni tre anni dal governo locale del Bihar. Quando il 20 luglio del 2006 si venne a sapere della recisione, le autorità locali inviarono alcuni campioni ad un laboratorio di Pune, vicino a Mumbai, per verificare l'autenticità e anche la data delle incisioni. Ma i risultati del test non sarebbero mai stati resi noti. Se però si osserva a occhio nudo la chioma dell’albero, si nota che alcuni rami più bassi sono stati tagliati di recente.
"L'albero, che è alla quarta generazione rispetto a quello originale, è stato potato nel 1977 per alleggerire parte della chioma" è la versione di Bhikku Bodhipala, il monaco responsabile del tempio e che si trova ora nell'occhio del ciclone. "Le accuse sono del tutto infondate - aggiunge - si tratta solo di una lotta di potere tra gruppi politici che cercano di screditare il comitato di gestione prima delle elezioni di agosto. Chi avrebbe il coraggio di danneggiare un albero che ha un immenso significato religioso per i buddisti?". Secondo gli accusatori, inoltre, l'albero sarebbe anche malato e qualche mese fa avrebbe perso moltissime foglie. "Anche questo non è vero - risponde - un virus molto comune per gli alberi Banyan lo aveva attaccato nel 2002 ma è stato curato e ora è in perfetta salute".

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