domenica 16 dicembre 2007

Gujarat, si chiudono le urne. Narendra Modi rimane favorito nei sondaggi

In onda su Radio Vaticana

Lo spoglio è previsto per la prossima domenica, ma secondo i sondaggi Narendra Modi, il leader del partito indu nazionalista del Bjp, dovrebbe essere ri confermato alla guida del Gujarat dove è al potere da 12 anni. Alle urne, per la seconda fase delle elezioni nel prospero stato nord occidentale, sono stati chiamati 18 milioni di elettori. Lo scorso martedì la partecipazione al voto era stata del 60%. Secondo alcune previsioni il Bjp potrebbe conquistare 115 seggi nel parlamento locale su un totale di 182 assicurandosi cosi una netta maggioranza sul partito rivale del Congresso che considera queste elezioni come un test importante per la tenuta del governo di New Delhi.
La campagna elettorale è stata caratterizzata da un acceso duello verbale tra il carismatico e controverso Modi e la presidente del Congresso, Sonia Gandhi, che lo aveva accusato di creare un clima di terrore nello stato dove esistono forti tensioni tra la maggioranza induista e la minoranza mussulmana. Il leader del Gujarat era stato accusato di complicità nei violenti disordini avvenuti cinque anni fa quando circa 2000 persone, la maggior parte mussulmani, furono barbaramente uccise o arse vive.
Anche le altre minoranze religiose del Gujarat si troverebbero nel mirino del fanatismo indù. I cattolici, che rappresentano circa l’1% della popolazione, temono che la vittoria del Bjp possa portare ad ulteriori restrizioni e discriminazioni soprattutto per quanto riguarda la gestione delle scuole e istituti scolastici cristiani.
Alla vigilia del voto i quattro vescovi del Gujarat avevano lanciato un forte appello per un impegno responsabile dei cattolici in politica. “Chi si sottrae ai propri diritti-doveri sociali rinnega il Signore” avevano scritto in una lettera aperta. Nel 2006 il governo aveva lanciato la proposta di una legge anticonversione, simile a quella in vigore in altri stati indiani, che era stata però bloccata dalle proteste dei leader religiosi e delle associazioni di diritti umani.

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