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Si sarebbe mescolato tra le centinaia di fedeli che stavano celebrando la festa di Eid al Adha l’attentatore suicida sospettato della strage di stamattina in un villaggio nei pressi di Peshawar, il capoluogo della provincia di frontiera nordoccidentale. L’esplosione di un ordigno riempito con sfere e schegge di metallo ha provocato una vera carneficina. Secondo l’ultimo bilancio sarebbero almeno 50 i morti e un centinaio di feriti. L’obiettivo dell’attacco sarebbe stato l’ex ministro degli interni Iftab Sherpao che è ora candidato alle prossime elezioni generali dell’8 gennaio. La moschea si trova vicino a un complesso residenziale appartenente al noto politico che in quel momento stava incontrando parenti e simpatizzanti in occasione della festa religiosa. Sherpao e i suoi due figli sono rimasti illesi.
Per la sua immagine pubblica di strenuo oppositore del fondamentalismo islamico, l’ex ministro era nel mirino degli integralisti. Lo scorso aprile era sopravissuto ad un altro attentato nello stesso luogo dove erano morte 28 persone. Il massacro giunge a meno di una settimana dalla revoca dello stato di emergenza da parte del presidente Pervez Musharraf e secondo le autorità potrebbe essere l’ennesimo atto di ritorsione dei militanti talebani e di Al Qaeda contro l’esercito pachistano impegnato nell’ultimo mese a riconquistare le roccaforti degli insorti nella valle di Swat nel nord del Paese.
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