Pubblicato su Apcom
Si sono aperte stamattina le urne in Gujarat, lo stato nord occidentale che è uno dei più prosperi dell’India, ma anche il più controverso per i pogrom anti mussulmani scoppiati nel febbraio 2002. A questa prima fase delle elezioni per il rinnovo del parlamento locale partecipano 18 milioni di elettori provenienti dalle aree tribali a ovest, vicino al confine pachistano, e dalla ricca parte meridionale dove sorge il polo dei diamanti di Surat. La seconda tornata è prevista per sabato, mentre lo spoglio avverrà il 23 di questo mese.
Da 12 anni il Gujarat, che è anche lo stato dove è nato e in parte vissuto il Mahatma Gandhi, è guidato dal partito indu nazionalista del Bjp (Partito Popolare Indiano) e dal suo “uomo immagine” Narendra Modi che secondo i sondaggi potrebbe essere riconfermato alla guida dello stato. Il partito rivale del Congresso, che è al governo a Nuova Delhi, ha ingaggiato una dura battaglia con il Bjp. Queste elezioni rappresentano un importante test per il partito di Sonia Gandhi dopo la sconfitta negli stati del Punjab e Uttarakand, aggravata dagli scarsi risultati elettorali nel popoloso Uttar Pradesh.
Assediato dagli alleati comunisti sulla questione dell’accordo nucleare India-Usa, il Congresso starebbe pensando di anticipare di un anno le elezioni legislative nazionali. Secondo alcuni commentatori politici, i risultati del Gujarat saranno determinanti per verificare la “tenuta” della coalizione di centro-sinistra di Manmohan Singh. Ma saranno anche un banco di prova per l’opposizione del Bjp che proprio oggi ha presentato il suo candidato a primo ministro, l’anziano e navigato leader Lal Krishna Advani.
Il “falco” Modi, accusato di “complicità” nel massacro dei mussulmani, è uno dei più strenui oppositori della Gandhi e in particolare delle sue “origini” italiane. In passato è stato protagonista di virulenti attacchi personali contro la vedova di Rajiv Gandhi che durante questa campagna elettorale ha sempre definito ironicamente come “Soniaben” (“sorella” Sonia, in gujarati). Forte del successo economico del Gujarat - da cui proviene il 20% del totale dell’export e che è uno “stato modello” per la politica di incentivazione degli investimenti stranieri - il 52enne carismatico “chief minister” nei suoi comizi ha puntato sulla carta dell’identità induista e dei sentimenti anti mussulmani. In particolare, avrebbe giustificato l’uccisione di un sospetto militante islamico durante un “finto” scontro a fuoco con la polizia due anni fa. La dichiarazione avrebbe provocato la reazione della Gandhi che lo ha bollato come “mercante di morte” durante un suo intervento pubblico. Il duello verbale è ora sotto esame della Commissione Elettorale che ha accusato entrambi i leader di violare il codice condotta elettorale che proibisce ai candidati politici di alimentare tensioni etniche o religiose durante la campagna elettorale.
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