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E’ quasi passata una settimana dalle dimissioni di Pervez Musharraf, salutate come l’inizio di una nuova era democratica per un Paese che per la maggior parte della sua storia è stato governato da dittatori. Ma l’eredità lasciata dall’ex generale si profila più difficile del previsto sia sul fronte della stabilità interna che sulla lotta al terrorismo islamico. La luna di miele tra Asif Ali Zardari, vedovo della Bhutto e l’ex rivale Nawaz Sharif, leader della Lega mussulmana Pachjistana, sulla decisione di lanciare l’impeachment contro Musharraf, si è esaurita in fretta. La fragile alleaaza di goberno, emersa dalle elezioni di febbraio, è di nuovo ai ferri corti. L’attrito riguarda la candidatura alle elelzioni presidenziali del 6 settembre di Zardari, accusato in passato di corruzione tanto da essere battezzato Mister 10 per cento. Ma riguarda soprattutto la riabilitazione dei giudici della Corte suprema e in particolare del magistrato capo Iftikar Mohammed Chaudry, che si teme possa rimettere in discussione l’amnistia che ha permesso il ritorno in patria di Zardari e della moglie lo scorso ottobre. Il falco Nawaz Sharif ha di nuovo agitato la minaccia di uscire dalla maggioranza se non vedrà esaudita la promessa che i 60 giudici esautorati a novembre saranno rimessi al loro posto.
Mentre Musharraf si dedica al suo sport preferito, il golf, si prospettano giorni turbolenti a Islamabad e nel nord ovest dove c’è stata una escalation di attentati. Nelle ultime 24 ore decine di militanti e di soldati sono stati uccisi in una nuova dura offensiva militare nella vallata di Swat contro le postazioni dei talebani, gli stessi che in queste settimane stanno stringendo d’assedio Kabul.
domenica 24 agosto 2008
Pakistan verso il caos, mentre Zardari si candida alle elezioni presidenziali
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