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Le incessanti piogge monsoniche stanno rallentando la gigantesca evacuazione di due milioni di abitanti dalle zone alluvionate in Bihar, uno degli stati indiani più poveri. Il disastro, che i giornali hanno definito la Katrina dell’India, è stato causato dal fiume Kosi, un affluente del Gange, che ha rotto gli argini nel vicino Nepal e si è riversato a sud allagando uno dopo l’altro centinaia di villaggi. Le autorità del Bihar avevano avvertito due giorni fa le popolazioni locali del pericolo, ma non ci sono stati né il tempo né i mezzi per far fronte all’esodo. Attualmente 300 mila persone hanno trovato rifugio in campi di accoglienza, templi e negli edifici più alti non travolti dal fiume che ha completamente cambiato il suo corso come hanno mostrato le riprese satellitari. Si stima che ci sarebbero ancora 600 mila persone da soccorrere aggrappati ai tetti delle case o a bordo di improvvisate imbarcazioni. Una barca carica di sfollati si è rovesciata ieri nel distretto di Madhepura, uno dei più colpiti a nord del capoluogo Patna, causando la morte di 20 persone. Le inondazioni hanno travolto decine di migliaia di case e distrutto i raccolti. Il primo ministro Manmohan Singh che due giorni fa ha sorvolato la zona ha detto che si tratta di una calamità nazionale e ha promesso risarcimenti per le famiglie delle vittime. Ma a preoccupare di più è il futuro dei senza tetto che hanno perso ogni mezzo di sostentamento e che dovranno aspettare almeno tre mesi prima che le acque comincino a defluire.
sabato 30 agosto 2008
Bihar, due milioni in fuga per straripamento fiume Kosi
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