domenica 15 marzo 2009

India, esordio del film indo-italiano “Barah Aana”




Uscirà nei cinema indiani il prossimo 20 marzo il film italo-indiano “Barah Aana” ambientato nella stessa bidonville di Mumbai dove è stato girato “Millionaire”, vincitore di otto Oscar. La pellicola, in lingua hindi, è stata realizzata dalla produttrice indipendente Giulia Achilli insieme all’americano Raj Yarasi e al regista indiano Raja Menon. E’ uno dei rari esempi di una partecipazione italiana diretta nella produzione di un film di Bollywood, la prolifica industria cinematografica indiana. Al cast partecipa anche l’attrice Violante Placido.
“Barah Aana” (espressione che in hindi significa “truffato”) è la tragicommedia di tre personaggi che vivono nello slum di Dharavi e che subiscono quotidiane sevizie da parte dei loro datori di lavoro. Mentre “Millionaire” apriva uno squarcio drammatico sulle condizioni di vita dei bambini delle bidonville, “Barah Aana” traccia un quadro non molto lusinghiero della nuova società arricchita indiana e del suo rapporto con la servitù. E’ un tasto delicato questo per l’India, un paese dominato dal sistema castale e dove il divario tra benessere e povertà sta crescendo di pari passo con il boom economico.
“Uno degli aspetti dell’India che più mi ha colpito come un pugno nello stomaco è di vedere come sono trattate le classi subalterne” spiega Achilli che ha definito “Barah Aana” come una sorta di “Riso Amaro” del neorealismo indiano. Da due anni a Mumbai, dove ha lavorato come consulente per favorire gli scambi tra società italiane e indiane nel campo cinematografico, è al suo secondo film come produttrice dopo “Onde” (2006) diretto da Francesco Fei.
La trama si sviluppa intorno alle vessazioni quotidiane subite da tre amici di diverse generazioni: Shukla, l’autista (Naseeruddin Shah, interprete del noto film “Monsoon Wedding” della regista Mira Nair), Yadav, il portinaio (Vijay Raaz, anche lui un personaggio di “Monsoon Wedding”) e Aman, il cameriere (Arjun Mathur). I tre condividono una stanzetta nella baraccopoli di Dharavi, la più grande di Mumbai e anche dell’Asia, che pullula della vita e dei colori dell’India autentica. Alla fine della giornata di lavoro si ritrovano su un’altura accanto alla carcassa di un camion da cui si vedono le luci dei grattacieli dove abitano i ricchi, coloro che “si comprano le macchine da 200 mila rupie e non hanno 5000 rupie per salvare la vita di un bambino” come si sfoga una sera Yadav, il personaggio centrale del film, che spinto dalle circostanze, coinvolge gli amici in una storia dalle conseguenze drammatiche.

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