Su Radio Svizzera Italiana
Nonostante gli appelli delle nazioni Unite per un cessate il fuoco e l’allarme della Croce Rossa che ha denunciato il rischio di una crisi umanitaria, continuano i combattimenti nel distretto di Mullaitivu, dove sono arroccati i separatisti delle Tigri tamil. Secondo fonti governative, da venerdi scorso l’esercito avrebbe ucciso 100 ribelli e recuperato una grande quantità di armi e munizioni. Il portavoce militare Nanayakkara ha detto che i guerriglieri sarebbero circa 500 in un territorio di appena 45 chilometri quadrati e che impedirebbero alla popolazione civile di scappare verso le zone di sicurezza allestite dal governo. Come al solito è impossibile verificare queste informazioni a causa delle pesanti restrizioni imposte a giornalisti e operatori umanitari. Il sito internet TamilNet, che è stato oscurato nei territori tamil, riferisce invece di pesanti perdite tra i soldati cingalesi e accusa l’esercito di bombardare le aree destinate ai profughi tamil. Un medico del governo, intervistato dalla BBC, ha ammesso che negli ultimi due giorni 15 civili sono stati uccisi dagli scontri. E’ difficile i anche valutare quanti tamil sono rimasti intrappolati nelle zone di guerra. Si stima che siano dalle 70 mila alle 100 mila persone e che si troverebbero senza cibo e medicine, secondo la Croce Rossa, l’unica organizzazione ammessa alle operazioni di sfollamento dei civili feriti che, a gruppi di 400 o 500, quasi ogni giorno, arrivano via mare all’ospedale di Trincomalee.
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