“Anche se per ipotesi decidessimo in questo istante di bloccare le emissioni di CO2, avremo comunque conseguenze devastanti nei prossimi decenni a causa dell’innalzamento del livello degli oceani”. Dalla platea del Delhi Sustainable Development Summit, il forum internazionale sul clima in corso nella capitale indiana, il fisico Carlo Rubbia ha lanciato un nuovo appello ai politici e ai governi perché finanzino massicci piani di investimenti per ricerche nel settore dell’energia nucleare e dell’energia solare. “Come è stato nel caso della farmaceutica o dell’elettronica, bisogna mobilitare ingenti risorse per finanziare la ricerca in fonti di energia rinnovabile – ha detto il premio nobel e direttore del Cern di Ginevra - Ma deve partire da una precisa volontà politica”. E soprattutto “occorre ascoltare la voce degli scienziati e non solo quella dell’industria”.
E’ un forte richiamo quello di Rubbia che è però molto cauto quando parla di revival del nucleare, un tema che è di primo piano in un Paese come l’India che sta cercando di uscire da tre decenni di isolamento di “pariah atomico”. “Il nucleare può essere una soluzione ma solo se si accettano alcuni rischi connessi, come il rischio di proliferazione e lo stoccaggio delle scorie radioattive”. In più va ricordato che c’è anche una scarsità di uranio naturale che “ha causato in questi anni un esplosivo aumento del suo prezzo”.
La ricerca di nuovi e più efficienti reattori è ancora troppo indietro. “Ci sono dei progressi nello sviluppo di nuove tecnologie – ha detto Rubbia, intervenuto in un panel insieme ad un altro premio nobel, il chimico californiano Sherwood Rowland – ma sono ancora ad un livello inadeguato rispetto alla loro importanza fondamentale per il pianeta: lo sviluppo di nuove tecnologie solari come il CSP (Concentrated Solar Power) sta ricevendo un forte impulso in Spagna e le nuove tecnologie nucleari basate sul torio naturale sono attualmente allo studio in diversi Paesi e in particolare in India”. Gli scienziati indiani sono impegnati in un progetto di reattore al torio, un elemento di cui l’India è particolarmente ricca. “Queste non sono soluzioni fantascientifiche – ha aggiunto Rubbia. “Queste opzioni alternative devono essere comprese e appoggiate dai decision makers, ovvero dalla classe politica e dalla comunità finanziaria, poiché solo loro hanno il reale potere di controllare la maggior parte dell’energia entro la data prefissata del 2050”.
Secondo Rubbia, le previsioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change sulle conseguenze del cambiamento climatico sono troppo ottimistiche e sarebbero già superate dalla sorprendente accelerazione dello scioglimento dei ghiacci nell’Artico. Secondo i dati dei satelliti Nasa, nel 2007 la Groenlandia ha visto un aumento del 15% nella riduzione dei ghiacci rispetto al record registrato nel 2005.
E’ un forte richiamo quello di Rubbia che è però molto cauto quando parla di revival del nucleare, un tema che è di primo piano in un Paese come l’India che sta cercando di uscire da tre decenni di isolamento di “pariah atomico”. “Il nucleare può essere una soluzione ma solo se si accettano alcuni rischi connessi, come il rischio di proliferazione e lo stoccaggio delle scorie radioattive”. In più va ricordato che c’è anche una scarsità di uranio naturale che “ha causato in questi anni un esplosivo aumento del suo prezzo”.
La ricerca di nuovi e più efficienti reattori è ancora troppo indietro. “Ci sono dei progressi nello sviluppo di nuove tecnologie – ha detto Rubbia, intervenuto in un panel insieme ad un altro premio nobel, il chimico californiano Sherwood Rowland – ma sono ancora ad un livello inadeguato rispetto alla loro importanza fondamentale per il pianeta: lo sviluppo di nuove tecnologie solari come il CSP (Concentrated Solar Power) sta ricevendo un forte impulso in Spagna e le nuove tecnologie nucleari basate sul torio naturale sono attualmente allo studio in diversi Paesi e in particolare in India”. Gli scienziati indiani sono impegnati in un progetto di reattore al torio, un elemento di cui l’India è particolarmente ricca. “Queste non sono soluzioni fantascientifiche – ha aggiunto Rubbia. “Queste opzioni alternative devono essere comprese e appoggiate dai decision makers, ovvero dalla classe politica e dalla comunità finanziaria, poiché solo loro hanno il reale potere di controllare la maggior parte dell’energia entro la data prefissata del 2050”.
Secondo Rubbia, le previsioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change sulle conseguenze del cambiamento climatico sono troppo ottimistiche e sarebbero già superate dalla sorprendente accelerazione dello scioglimento dei ghiacci nell’Artico. Secondo i dati dei satelliti Nasa, nel 2007 la Groenlandia ha visto un aumento del 15% nella riduzione dei ghiacci rispetto al record registrato nel 2005.
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