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Nonostante la crescita record degli scambi commerciali e le recenti esercitazioni militari congiunte, Cina e India continuano a guardarsi con un certo sospetto. La missione di Manmohan Singh a Pechino, iniziata ieri, si presenta con molte ombre. Difficilmente ci saranno dei passi avanti sulle due qestioni cruciali dei rapporti indo-cinesi, ovvero la disputa sui confini e il via libera al commercio di tecnologia nucleare. Undici round di negoziati tra le due delegazioni non hanno sbloccato lo stallo sulla delimitazione della frontiera di oltre 4000 km che taglia in due la catena himalayana. Pechino non ha mai rinunciato a rivendicare lo stato indiano dell’Arunachal Pradesh. Inoltre come ha ricordato il ministro degli esteri indiano Mukherjee, le intrusioni oltre confine di truppe cinesi sono abbastanza frequenti anche se finora non hanno avuto ripercussioni sui rapporti diplomatici. Il secondo cruccio di New Delhi è l’accordo indo- americano sul nucleare civile, attualmente in discussione presso l’agenzia Internazionale per l’energia Atomica e che per diventare operativo dovrà ottenere il consenso dei Paesi detentori di tecnologia nucleare. La Cina non vede di buon occhio il riconoscimento ufficiale dell’India come potenza atomica. Secondo alcune indiscrezioni, da questa visita, potrebbero però esserci alcune aperture sul nucleare e forse anche sulle ambizioni dell’India di avere un seggio permanente nel futuro Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Ma ci sono anche altri elementi irritanti tra i due giganti asiatici come l’espansione dell’influenza economica e tecnologica di Pechino in Pakistan e la presenza a Dharamsala del Dalai Lama e del governo tibetano in esilio.
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