giovedì 17 gennaio 2008

Vinitaly, si beve ancora poco vino italiano in India



Nonostante un aumento dell’80% dell’export nel 2006 e del 23% nei primi nove mesi del 2007, il consumo di vino italiano in India è ancora molto modesto. Il principale ostacolo è rappresentato dai dazi e dalle tasse, che incidono fino ad un massimo del 250% sul prezzo di una bottiglia, ma “ci sono anche dei ritardi da colmare” secondo Giovanni Mantovani, direttore generale di VeronaFiere che ha aperto oggi a Nuova Delhi la terza edizione di Vinitaly. La mostra, a cui partecipano 70 aziende italiane, è stata inaugurata dal ministro per le politiche agricole Paolo De Castro, che conclude oggi la sua missione indiana.
Dopo la liberalizzazione nel 2001, il consumo di vino importato è in costante crescita e rappresenta oggi un mercato di 50 milioni di euro, ma il “peso” dell’Italia è quasi insignificante (1,1 milioni di euro nei primi nove mesi del 2007 pari a 202 mila litri). “Solo negli ultimi cinque anni, da quando è cominciato a calare il consumo interno, l’Italia ha iniziato a cercare nuovi sbocchi sui grandi mercati emergenti come la Cina e l’India - ha spiegato Mantovani – In Cina siano partiti un po’ prima e dopo dieci anni di Vinitaly a Shangai si è creata una certa consapevolezza dei prodotti italiani, mentre in India c’è ancora molto da fare per far diffondere la conoscenza dei nostri marchi”. Certo le barriere tariffarie, la complessa burocrazia e la mancanza di un’adeguata rete distributiva stanno penalizzando il Made in Italy. “Da alcuni anni l’Italia sta promuovendo in modo aggressivo i suoi vini – spiega Subash Arora, presidente della Wine Indian Academy e autore di una Guida sui vini italiani in India - –ma la promozione è ancora insufficiente. Occorre per esempio far conoscere di più i vini nei ristoranti con degustazioni e presentazioni mirate. Creare degli eventi per gli importatori, come Vinitaly, va bene, ma non è sufficiente. Gli importatori, che oggi sono quasi un centinaio, sono solo dei commercianti e non contribuiscono a far conoscere la storia e le qualità delle etichette italiane”.
Fino a dieci anni fa i vini francesi avevano quasi il monopolio del vino importato in India. Adesso la quota della Francia è scesa al 30%, ma rimane sempre davanti all’Italia che si contende il campo con gli altri fornitori che nell’ordine sono Australia, Stati Uniti, Cina e Argentina. Sono aumentate in questi anni anche le etichette importate che oggi sono 1400 e i ristoranti italiani, concentrati per la maggior parte negli hotel a cinque stelle, hanno ormai una ricca lista di vini di quasi tutte le regioni.
A Nuova Delhim, Veronafiere ha lanciato anche un’iniziativa per promuovere il Made in Italy attraverso eventi fieristici. “Nei prossimi tre mesi individueremo un partner indiano – spiega Mantovani – per creare una nuova società che avrà come obiettivo di realizzare fiere ed esposizioni dedicate al wine e food ed anche alle tecnologie dell’agroalimentare”.

Nessun commento: