Pubblicato su Apcom
Un parco tecnologico dedicato all’agroalimentare dove le aziende italiane e indiane possono lavorare insieme e attirare investimenti grazie a incentivi fiscali e doganali. E’ la funzione dell’Agrofood Park che India e Italia si sono impegnati a realizzare nei prossimi 18 mesi in base a un memorandum d’intesa siglato oggi a Nuova Delhi dal ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Paolo De Castro e dal suo omologo indiano Subod Kant Sahai che è a capo del dicastero del food processing. La delegazione italiana è composta anche da Confindustria, Federalimentare e altre cinque associazioni di categoria.
Il progetto di un Agrofood Park, in gestazione da un paio di anni, era stato lanciato in particolare dall’Unione Parmense degli Industriali sulla base della positiva esperienza italiana dei distretti industriali, i “cluster”, un modello di sviluppo che ben si adatta al tessuto economico indiano basato sulle piccole e medie imprese. In base al memorandum, entro sei mesi sarà creata una Fondazione che beneficerà di finanziamenti del governo italiano e indiano e anche delle imprese interessate a investire. Per ora non è ancora stato decisa l’entità degli stanziamenti. Il governo indiano, inoltre, non ha ancora individuato la location che dovrà essere “in un’area geograficamente ben definita specializzata nella produzione di frutta, verdura e latte, dovrà avere un’elevata concentrazione territoriale di imprese meccaniche o piccole officine e dovrà essere vicina a un porto o aeroporto” secondo una nota del ministero. Il progetto prevede “il coinvolgimento a monte di produttori locali di frutta e verdura e latte e la realizzazione di 3 o 4 stabilimenti di trasformazione degli stessi prodotti che utilizzeranno impianti o tecnologie del Made in Italy”.
L’Agrofood Park fa parte “degli sforzi del nostro governo affinché le aziende italiane e indiane si aggreghino per creare insediamenti produttivi in India” ha detto De Castro che nel pomeriggio ha partecipato ad un seminario organizzato da Confindustria e da Ficci (la Federazione Indiana della Camere di Commercio) dove è stato firmato anche un accordo tra Cermac di Bologna (associazione di produttori macchine agricole e post raccolta) e la società Bharti Wal-Mart (nata dalla fusione del gruppo di telefonia indiano e il colosso americano Wal –Mart per l’apertura di una catena di “cash&carry” all’ingrosso).
Nel suo incontro di stamattina con il ministro indiano dell’agricoltura Sharad Pawar e con il ministro del food processing Sahai, De Castro ha anche siglato un secondo memorandum d’intesa in materia agricola e fitosanitaria. Si tratta della creazione entro i prossimi 12 mesi di un laboratorio di Food Testing nella città di Kolkata, nel Bengala Occidentale.
I colloqui ufficiali hanno anche riguardato l’interscambio di prodotti dell’agroalimentare. Nei primi sei mesi del 2007 le esportazioni verso l’India hanno registrato un aumento dell’11% (13% per l’alimentare e 39% i prodotti trasformati). “Riteniamo che tra pochi anni si aprirà un mercato importante per l’export dei prodotti agroalimentari italiani e anche per gli investimenti - ha detto il ministro al seminario della Ficci, ricordando anche che “già oggi l’Italia è un importante mercato di sbocco dei prodotti agricoli indiani (quasi 200 milioni di euro)”. L’interscambio presenta però un forte disavanzo commerciale. Nel 2006 le importazioni di prodotti agroalimentari indiani hanno toccato i 188 milioni di euro a fronte di 19,5 milioni di euro circa di esportazioni (che dal 2000 al 2006 sono balzate del 115%, di cui 29% solo nel 2006). A trainare l’export è pasta, olio di oliva, formaggi duri, vino, conserve di pomodori e prosciutti, salsicce e salami (prima praticamente inesistenti sul mercato indiano).
Ci sono però alcuni punti di attrito tra i due Paesi relativi alle elevate barriere tariffarie, che pur essendo in diminuzione negli ultimi cinque anni, rimangono ancora tra le più alte del mondo. L’esempio più eclatante è il vino su cui pesa un dazio che va da un minimo del 150% ad un massimo del 250% (a seconda dello Stato indiano). La questione è stata sollevata da De Castro durante gli incontri con il governo indiano. La rimozione delle barriere tariffarie e non tariffarie “è considerata una prerogativa affinché progetti come l’Agrofood Park possano essere attuati da entrambi i Paesi” ha detto un portavoce del ministero.
Domani il ministro De Castro inaugurerà la mostra Vinitaly India 2008 e poi incontrerà il tycoon indiano Mukesh Ambani, che è a capo del conglomerato Reliance Industries, che sta aprendo centinaia di supermercati di frutta e verdura con la formula “dal produttore al consumatore”.
Un parco tecnologico dedicato all’agroalimentare dove le aziende italiane e indiane possono lavorare insieme e attirare investimenti grazie a incentivi fiscali e doganali. E’ la funzione dell’Agrofood Park che India e Italia si sono impegnati a realizzare nei prossimi 18 mesi in base a un memorandum d’intesa siglato oggi a Nuova Delhi dal ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Paolo De Castro e dal suo omologo indiano Subod Kant Sahai che è a capo del dicastero del food processing. La delegazione italiana è composta anche da Confindustria, Federalimentare e altre cinque associazioni di categoria.
Il progetto di un Agrofood Park, in gestazione da un paio di anni, era stato lanciato in particolare dall’Unione Parmense degli Industriali sulla base della positiva esperienza italiana dei distretti industriali, i “cluster”, un modello di sviluppo che ben si adatta al tessuto economico indiano basato sulle piccole e medie imprese. In base al memorandum, entro sei mesi sarà creata una Fondazione che beneficerà di finanziamenti del governo italiano e indiano e anche delle imprese interessate a investire. Per ora non è ancora stato decisa l’entità degli stanziamenti. Il governo indiano, inoltre, non ha ancora individuato la location che dovrà essere “in un’area geograficamente ben definita specializzata nella produzione di frutta, verdura e latte, dovrà avere un’elevata concentrazione territoriale di imprese meccaniche o piccole officine e dovrà essere vicina a un porto o aeroporto” secondo una nota del ministero. Il progetto prevede “il coinvolgimento a monte di produttori locali di frutta e verdura e latte e la realizzazione di 3 o 4 stabilimenti di trasformazione degli stessi prodotti che utilizzeranno impianti o tecnologie del Made in Italy”.
L’Agrofood Park fa parte “degli sforzi del nostro governo affinché le aziende italiane e indiane si aggreghino per creare insediamenti produttivi in India” ha detto De Castro che nel pomeriggio ha partecipato ad un seminario organizzato da Confindustria e da Ficci (la Federazione Indiana della Camere di Commercio) dove è stato firmato anche un accordo tra Cermac di Bologna (associazione di produttori macchine agricole e post raccolta) e la società Bharti Wal-Mart (nata dalla fusione del gruppo di telefonia indiano e il colosso americano Wal –Mart per l’apertura di una catena di “cash&carry” all’ingrosso).
Nel suo incontro di stamattina con il ministro indiano dell’agricoltura Sharad Pawar e con il ministro del food processing Sahai, De Castro ha anche siglato un secondo memorandum d’intesa in materia agricola e fitosanitaria. Si tratta della creazione entro i prossimi 12 mesi di un laboratorio di Food Testing nella città di Kolkata, nel Bengala Occidentale.
I colloqui ufficiali hanno anche riguardato l’interscambio di prodotti dell’agroalimentare. Nei primi sei mesi del 2007 le esportazioni verso l’India hanno registrato un aumento dell’11% (13% per l’alimentare e 39% i prodotti trasformati). “Riteniamo che tra pochi anni si aprirà un mercato importante per l’export dei prodotti agroalimentari italiani e anche per gli investimenti - ha detto il ministro al seminario della Ficci, ricordando anche che “già oggi l’Italia è un importante mercato di sbocco dei prodotti agricoli indiani (quasi 200 milioni di euro)”. L’interscambio presenta però un forte disavanzo commerciale. Nel 2006 le importazioni di prodotti agroalimentari indiani hanno toccato i 188 milioni di euro a fronte di 19,5 milioni di euro circa di esportazioni (che dal 2000 al 2006 sono balzate del 115%, di cui 29% solo nel 2006). A trainare l’export è pasta, olio di oliva, formaggi duri, vino, conserve di pomodori e prosciutti, salsicce e salami (prima praticamente inesistenti sul mercato indiano).
Ci sono però alcuni punti di attrito tra i due Paesi relativi alle elevate barriere tariffarie, che pur essendo in diminuzione negli ultimi cinque anni, rimangono ancora tra le più alte del mondo. L’esempio più eclatante è il vino su cui pesa un dazio che va da un minimo del 150% ad un massimo del 250% (a seconda dello Stato indiano). La questione è stata sollevata da De Castro durante gli incontri con il governo indiano. La rimozione delle barriere tariffarie e non tariffarie “è considerata una prerogativa affinché progetti come l’Agrofood Park possano essere attuati da entrambi i Paesi” ha detto un portavoce del ministero.
Domani il ministro De Castro inaugurerà la mostra Vinitaly India 2008 e poi incontrerà il tycoon indiano Mukesh Ambani, che è a capo del conglomerato Reliance Industries, che sta aprendo centinaia di supermercati di frutta e verdura con la formula “dal produttore al consumatore”.
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