Pubblicato su Apcom
“Una promessa è una promessa”. Quattro anni dopo Ratan Tata, l’uomo simbolo dell’industria indiana, ha vinto la sfida. E’ riuscito a produrre l’automobile più a buon prezzo del pianeta. Erano stati i giornali indiani a soprannominare “one lakh car” il prototipo che i giovani ingegneri della Tata stavano sviluppando negli stabilimenti di Pune. Un “lakh”, ovvero 100 mila rupie, al cambio attuale circa 2500 dollari, sono all’incirca un anno di stipendio per un operaio. Pochi credevano che la Tata sarebbe riuscita a mantenere il prezzo prefissato. E soprattutto non lo credevano i concorrenti che ora si stanno buttando nella corsa dello low cost. Osama Suzuki solo due anni fa aveva detto che la “one lakh car non era realizzabile”. Questa frase è stata ricordata a caratteri cubitali sullo schermo tridimensionale dove stamattina è avvenuta la presentazione alla presenza di oltre mille giornalisti che hanno fatto la ressa per avere un posto in prima fila.
Il “Giovanni Agnelli” indiano, che in conferenza stampa dopo ha detto di essere stato “traumatizzato” dall’assalto mediatico (“sono una persona timida”) ha lanciato la sua creatura, battezzata “Nano” con uno spettacolo multimediale degno di Bill Gates. Ha tracciato una storia della famiglia e poi ha mostrato una famiglia media indiana su uno scooter, con due bambini piccoli, e ha detto di “volere dare agli indiani un mezzo più sicuro di trasporto”. Paradossalmente la “people car”, l’auto del popolo, sembra quasi avere più una funzione sociale, che quella di aumentare i profitti del colosso indiano che sta per comprare la Jaguar e Land Rover. “Abbiamo concepito questa auto per le masse indiane, non sono quelle delle città, ma soprattutto dell’India delle campagne dove la connettività è determinante per favorire lo sviluppo”. Il ministro del commercio Kamal Nath, presente tra la platea dell’Autoexpo , (dove era seduto anche il manager della Fiat Alfredo Cantavilla) ha dichiarato che la mini car “soddisfa le aspirazioni di un miliardo e 100 milioni di indiani”.
Il team della Tata non si è pronunciato sulla data esatta della commercializzazione, prevista per la seconda metà di quest’anno. “Ci sono ancora dei piccoli problemi da risolvere – ha detto il presidente – ma quella che vedete qui non è un prototipo, è una macchina pronta per la produzione”. L’utilitaria uscirà dallo stabilimento di Singur, nel Bengala Occidentale, che è stato teatro di sanguinosi scontri per via degli espropri agricoli. “La scelta del Bengala Occidentale è stata abbastanza insolita, ma abbiamo voluto così promuovere l’industrializzazione anche di un area marginale come il nord est”. La capacità attuale dello stabilimento è di 250 mila unità annue con una possibilità di arrivare a 350 mila. A chi gli chiedeva, in conferenza stampa, se non si sentiva responsabile di aumentare l’inquinamento e di congestionare ulteriormente le metropoli indiane, ha risposto con una domanda: “dobbiamo negare alle famiglie indiane di avere un mezzo privato di trasporto?”. Ha poi sottolineato la cronica carenza e inadeguatezza delle infrastrutture viarie in India, un “problema che deve essere urgentemente affrontato”. Ha poi aggiunto che non pensa di vendere “milioni” di mini car, “non abbiamo le capacità per farlo”, ma non ha indicato nessun target di vendita. “Noi abbiamo fatto del nostro meglio, adesso aspettiamo il verdetto dei consumatori che dovranno giudicare”. Nulla di definito anche sull’ipotesi di esportare la Nano. “Per i prossimi due anni l’India sarà il nostro mercato di riferimento” ha chiarito aggiungendo che “la mini car sarà pronta a soddisfare tutti i requisiti di sicurezza ed ecologici nel caso in cui raggiunga il mercato occidentale”. Ricordando il legame con Fiat, “una meravigliosa alleanza” non ha escluso in futuro la possibilità di un marketing comune in altri Paesi attraverso la rete di concessionari come già sta avvenendo oggi per le auto Tata e la Palio”. “Ognuno di noi è completamente indipendente di sviluppare o vendere i propri prodotti ovunque – ha detto – se ci sarà qualche convenienza di unire le forze in certi mercati, lo si farà”.
Dal punto di vista tecnico, il motore a due cilindri della Tata Nano è di 623 cc, catalittico e soddisfa il criterio di Euro 4. Dal punto di vista del consumo è abbastanza efficiente: 20 km con un litro. Ha quattro posti e una linea ultramoderna disegnata dagli italiani dello studio Idea che hanno già firmato la Tata Indica, ma “c’è stata una maggiore collaborazione del nostro staff interno per abbassare i costi”. Si presenta in sette versioni, tra cui una delux con l’aria condizionata.
“Una promessa è una promessa”. Quattro anni dopo Ratan Tata, l’uomo simbolo dell’industria indiana, ha vinto la sfida. E’ riuscito a produrre l’automobile più a buon prezzo del pianeta. Erano stati i giornali indiani a soprannominare “one lakh car” il prototipo che i giovani ingegneri della Tata stavano sviluppando negli stabilimenti di Pune. Un “lakh”, ovvero 100 mila rupie, al cambio attuale circa 2500 dollari, sono all’incirca un anno di stipendio per un operaio. Pochi credevano che la Tata sarebbe riuscita a mantenere il prezzo prefissato. E soprattutto non lo credevano i concorrenti che ora si stanno buttando nella corsa dello low cost. Osama Suzuki solo due anni fa aveva detto che la “one lakh car non era realizzabile”. Questa frase è stata ricordata a caratteri cubitali sullo schermo tridimensionale dove stamattina è avvenuta la presentazione alla presenza di oltre mille giornalisti che hanno fatto la ressa per avere un posto in prima fila.
Il “Giovanni Agnelli” indiano, che in conferenza stampa dopo ha detto di essere stato “traumatizzato” dall’assalto mediatico (“sono una persona timida”) ha lanciato la sua creatura, battezzata “Nano” con uno spettacolo multimediale degno di Bill Gates. Ha tracciato una storia della famiglia e poi ha mostrato una famiglia media indiana su uno scooter, con due bambini piccoli, e ha detto di “volere dare agli indiani un mezzo più sicuro di trasporto”. Paradossalmente la “people car”, l’auto del popolo, sembra quasi avere più una funzione sociale, che quella di aumentare i profitti del colosso indiano che sta per comprare la Jaguar e Land Rover. “Abbiamo concepito questa auto per le masse indiane, non sono quelle delle città, ma soprattutto dell’India delle campagne dove la connettività è determinante per favorire lo sviluppo”. Il ministro del commercio Kamal Nath, presente tra la platea dell’Autoexpo , (dove era seduto anche il manager della Fiat Alfredo Cantavilla) ha dichiarato che la mini car “soddisfa le aspirazioni di un miliardo e 100 milioni di indiani”.
Il team della Tata non si è pronunciato sulla data esatta della commercializzazione, prevista per la seconda metà di quest’anno. “Ci sono ancora dei piccoli problemi da risolvere – ha detto il presidente – ma quella che vedete qui non è un prototipo, è una macchina pronta per la produzione”. L’utilitaria uscirà dallo stabilimento di Singur, nel Bengala Occidentale, che è stato teatro di sanguinosi scontri per via degli espropri agricoli. “La scelta del Bengala Occidentale è stata abbastanza insolita, ma abbiamo voluto così promuovere l’industrializzazione anche di un area marginale come il nord est”. La capacità attuale dello stabilimento è di 250 mila unità annue con una possibilità di arrivare a 350 mila. A chi gli chiedeva, in conferenza stampa, se non si sentiva responsabile di aumentare l’inquinamento e di congestionare ulteriormente le metropoli indiane, ha risposto con una domanda: “dobbiamo negare alle famiglie indiane di avere un mezzo privato di trasporto?”. Ha poi sottolineato la cronica carenza e inadeguatezza delle infrastrutture viarie in India, un “problema che deve essere urgentemente affrontato”. Ha poi aggiunto che non pensa di vendere “milioni” di mini car, “non abbiamo le capacità per farlo”, ma non ha indicato nessun target di vendita. “Noi abbiamo fatto del nostro meglio, adesso aspettiamo il verdetto dei consumatori che dovranno giudicare”. Nulla di definito anche sull’ipotesi di esportare la Nano. “Per i prossimi due anni l’India sarà il nostro mercato di riferimento” ha chiarito aggiungendo che “la mini car sarà pronta a soddisfare tutti i requisiti di sicurezza ed ecologici nel caso in cui raggiunga il mercato occidentale”. Ricordando il legame con Fiat, “una meravigliosa alleanza” non ha escluso in futuro la possibilità di un marketing comune in altri Paesi attraverso la rete di concessionari come già sta avvenendo oggi per le auto Tata e la Palio”. “Ognuno di noi è completamente indipendente di sviluppare o vendere i propri prodotti ovunque – ha detto – se ci sarà qualche convenienza di unire le forze in certi mercati, lo si farà”.
Dal punto di vista tecnico, il motore a due cilindri della Tata Nano è di 623 cc, catalittico e soddisfa il criterio di Euro 4. Dal punto di vista del consumo è abbastanza efficiente: 20 km con un litro. Ha quattro posti e una linea ultramoderna disegnata dagli italiani dello studio Idea che hanno già firmato la Tata Indica, ma “c’è stata una maggiore collaborazione del nostro staff interno per abbassare i costi”. Si presenta in sette versioni, tra cui una delux con l’aria condizionata.
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