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Il governo di Colombo ha dato ieri il colpo di grazia al processo di pace con i ribelli delle Tigri Tamil avviato nel 2002 grazie alla mediazione norvegese. Il consiglio dei ministri ha deciso di ritirare l’accordo di cessate il fuoco che da un paio di anni esisteva ormai solo più sulla carta. Secondo la procedura una parte deve informare due settimane prima il ministro degli esteri norvegese dell’intenzione di abbandonare la tregua.
L’ultimo fallimento delle trattative nell’ottobre del 2006 aveva fatto riesplodere il ventennale conflitto etnico-religioso tra la maggioranza cingalese e i ribelli tamil. Con una serie di offensive militari, l’esercito di Colombo aveva riconquistato alcune roccaforti dei separatisti nel nord est dell’isola. I piani del presidente Mahinda Rajapaksa, un falco alleato del potente clero buddista, prevedono ora di ri prendere il controllo anche del nord dove è concentrata la maggior parte della minoranza tamil. La scorsa settimana un portavoce del ministro della difesa aveva definito l’accordo di tregua una “barzelletta” e aveva detto che non c ’era più nessuna intenzione di venire a patti con un’organizzazione terrorista come quella delle Tigri Tamil, dichiarata fuorilegge anche dall’Unione Europea. A provocare la decisione del governo è stato il sospetto attentato di ieri ad un bus militare a Colombo che ha causato cinque morti, secondo la polizia. Per rappresaglia i militari hanno bombardato alcune postazioni nel nord, secondo un copione di una guerra civile che dopo il fallimento diplomatico norvegese è ormai ignorata dall’intera comunità internazionale.
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