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L’Unacoma, l’associazione nazionale dei produttori di macchine agricole, va alla conquista dell’India. Un protocollo d’intesa per rafforzare la cooperazione nel settore della meccanizzazione agricola è stato firmato ieri a Nuova Delhi tra i rappresentanti delle aziende italiane e la Ficci, la Federazione Indiana delle Camere di Commercio. Tra le prime iniziative ci sarà l’organizzazione il prossimo anno di una fiera internazionale dedicata alle macchine e attrezzi agricoli che si terrà nel campus dell’Indian Agricoltural Research Institute a Nuova Delhi. Si tratta dell’università dove è nata la “green revolution” degli Anni Settanta che consentì all’India di diventare autosufficiente per il suo fabbisogno alimentare. Da qualche anno però l’agricoltura indiana, che occupa il 70 per cento della popolazione, non riesce più a soddisfare la domanda di cibo che è aumentata a causa dell’incremento demografico, di nuove abitudini alimentari e anche della richiesta di bio combustibili. “Il governo dovrà lanciare presto una nuova rivoluzione agricola per aumentare la produttività e l’unico modo possibile è attraverso lo sviluppo della meccanizzazione” spiega Marco Acerbi, responsabile degli eventi internazionali di Unacoma, associazione aderente a Confindustria che rappresenta un giro di affari di 12,5 miliardi di euro, di cui dal 70 all’80% proveniente dall’esportazione. L’Italia è il secondo produttore per volumi di macchine agroindustriali dopo gli Stati Uniti. “Le nostre aziende possono offrire una vasta gamma di macchinari che ben si adattano a tutti i climi e terreni indiani – aggiunge - Abbiamo una notevole esperienza maturata in America Latina e anche in Africa”.
In India sono già presenti alcuni grandi gruppi, tra cui la Same, Carraro, Case-New Holland e Lombardini.
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