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A due settimane circa dal passaggio della fiaccola olimpica sul monte Everest, sono già iniziati i preparativi per proteggere l’area da eventuali azioni di disturbo di dimostranti filo tibetani. Certo, blindare l’intero massiccio, che appartiene metà al Nepal e metà al Tibet, non è certo un’operazione facile come transennare le strade di New Delhi. Non si può neppure giocare a nascondino con i tedofori come avvenuto a San Francisco. Per via delle condizioni atmosferiche, la scalata della fiaccola sul tetto del mondo è prevista tra il primo e il 10 maggio. Per quel periodo sono state sospese tutte le spedizioni sia da nord che dal più facile versante sud, in territorio nepalese. Il governo di Katmandu, ora dominato dagli ex ribelli maoisti, ha deciso di venire in aiuto di Pechino e ha già dispiegato un primo squadra di una ventina di militari nel secondo campo base a 6500 metri di altitudine dove sono già accampate numerose spedizioni internazionali. Secondo le parole di un portavoce del ministro degli interni nepalese si tratta di personale addestrato e “pronto a usare la forza in caso di necessità”. Il timore è che ovviamente qualche team di scalatori filo tibetani cerchi di raggiungere la cima negli stessi giorni. La scorsa settimana Reinhold Messner aveva detto che l’iniziativa cinese era una farsa e che Pechino non aveva nessun diritto a innalzare la fiaccola olimpica sull’Everest.
domenica 20 aprile 2008
Staffetta olimpica, il Nepal comincia a blindare l'Everest
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