martedì 23 settembre 2008

Assalto alla fabbrica della Graziano, le reazioni degli imprenditori italiani

Su Apcom
L’assalto alla fabbrica della Graziano Trasmissioni a Greater Noida e il pestaggio a morte del suo direttore indiano L.K. Chaudhry da parte di un gruppo di operai ha creato sbigottimento e paura tra la comunità di imprenditori italiani che hanno stabilimenti e uffici in India. “Sta diventando sempre più difficile lavorare in queste condizioni in cui nessuno ci protegge – si lamenta Giorgia Rapezzi, imprenditrice bolognese a capo della fabbrica tessile Jato che ha sede a Noida, il polo industriale alle porte di Nuova Delhi. “La nostra area fa parte dello stato dell’Uttar Pradesh dove c’è un alto grado di corruzione nella polizia – spiega - .Non c’è nessuno in grado di proteggerci da episodi come quello avvenuto alla Graziano”. Il gruppo Jato è tra i pionieri italiani in India essendo arrivato nel 1985 e impiega circa 100 addetti. “Ho avuto anch’io in passato dei momenti di forte tensione con il personale che spesso è fomentato da alcune frange sindacali” aggiunge. Secondo un altro dirigente italiano, con uffici a Noida, “l’India sta vivendo un momento di forti tensioni sociali e di un aumento dei sentimenti nazionalistici. La crisi mondiale inoltre sta mettendo più pressione sulle aziende. Come straniero cerco di muovermi in punta di piedi ricordandomi sempre che questa non è casa mia. In India non ci si può permettere di sbagliare”. Nessuno delle persone interpellate ha però detto di aver preso contromisure o aumentato il livello di sicurezza davanti agli uffici. L’opinione diffusa è che si tratta “di un caso isolato che purtroppo è degenerato in un omicidio”. Ma un altro imprenditore italiano, che ha alle dipendenze circa 250 operai, punta il dito contro il “clima di anarchia diffusa” in India e per quanto riguarda i sindacati aggiunge: “se non si vogliono avere problemi bisogna pagare ai leader sindacali una somma mensile: è così che si fa se si vuole sopravvivere qui”.
Secondo una portavoce della Graziano Trasmissioni, che ha sede a Rivoli, in provincia di Torino, la questione è nata lo scorso giugno quando l’azienda ha “sospeso” per irregolarità durante uno sciopero ben 200 operai su un totale di circa 600. La decisione aveva scatenato proteste e picchetti davanti allo stabilimento di Greater Noida che confina con quello della New Holland Tractors. Secondo un comunicato diffuso oggi dalla società torinese, gli scioperanti “dovevano stare a 300 metri di distanza dal muro di cinta”. Verso mezzogiorno, ora locale, di ieri un gruppo di operai licenziati insieme ad altri “regolari” ha forzato i cancelli e con bastoni e spranghe ha preso d’assalto lo stabilimento che era protetto da circa 30 guardie private. Il manager Chaudhry, 44 anni, da 10 anni alla guida dell’azienda, sarebbe stato picchiato in testa con un martello. E’ morto poco dopo all’ospedale. Ne sono seguiti dei violenti scontri tra dimostranti e personale che hanno lasciato 25 feriti, tra cui diversi manager. “Tutti gli uffici sono stati devastati e la produzione è sospesa in quanto la fabbrica è sotto indagine” dicono dalla Graziano che ha anche confermato la presenza di cinque professionisti italiani, tre dipendenti e due consulenti, che sono scampati al pestaggio e che hanno lasciato ieri sera l’India.
Intanto la polizia ha arrestato 13 operai con l’accusa di omicidio e detenuto altri 136 per atti di vandalismo.

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