Su Radio Svizzera Italianza
A distanza di quasi tre anni, una catena di attentati ha colpito di nuovo i più popolari mercati e i luoghi simbolo della moderna New Delhi. Come nell’ottobre del 2005 anche ieri l’India era alla vigilia di una festività religiosa induista. Le cinque bombe esplose e le altre trovate da passanti e dalla polizia, erano state piazzate in un’ora di punta in luoghi particolarmente affollati e frequentati dalla nuova classe emergente come nella popolare Connaught Place, che il cuore commerciale della capitale. Ci sono evidenti similarità con la serie di attentatati multipli di luglio ad Amehdabad, in Gujarat, e di maggio a Jaipur, meta turistica del Rajasthan. Secondo gli investigatori sarebbero stati usati gli stessi materiali per fabbricare le bombe, la maggior parte nascoste nei cestini. Risulta quindi molto credibile la rivendicazione giunta anche questa volta attraverso un lunga e-mail degli Indian Mujahiddin, un nome sconosciuto fino a poco tempo fa e che sarebbe il braccio armato del SIMI, un movimenti islamico studentesco clandestino che fa proselitismo tra i giovani mussulmani indiani istruiti. E questa la vera novità della re-crudescenza del terrorismo in India che non avrebbe più l’impronta diretta dei servizi segreti pachistani, spesso accusati in passato dal governo indiano, ma arriverebbe dall’interno della vasta minoranza mussulmana che rappresenta il 20% circa della popolazione e che è sempre più animata dall’idea di una jihad globale e da sentimenti anti americani.
domenica 14 settembre 2008
Bombe a Delhi, il ruolo degli Indian Mujahiddin
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