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Mentre Asif Ali Zardari, il controverso vedovo di Benazir Bhutto, si avvia domani a diventare il primo presidente della nuova era del dopo Musharraf, riemergono i vecchi attriti con l’alleato americano sulla lotta al terrorismo islamico in corso sul poroso confine afgano. Il governo di Islamabad ha reagito con isolita durezza all’incursione delle truppe statunitensi nel sud del Waziristan che avrebbe provocato la morte di una ventina di civili. La Casa Bianca ha confermato il raid, compiuto con forze speciali sbarcate da elicotteri dall’Afghanistan, e diretto a una non precisata base di militanti di Al Qaeda. La reazione del ministro degli esteri Shah Mahmud Qureshi è stata durissima. “Non ci risulta che tra le vittime ci siano dei sospetti terroristi, ci sono solo donne e bambini” ha detto ieri davanti al parlamento. Mercoledì sera è stata convocata anche l’ambasciatrice americana Anne Paterson per una demarche ufficiale. Ci sarebbe stato anche un altro attacco, giovedì, nel nord del Waziristan, condotto con un missile che ha distrutto una casa e ucciso 4 sospetti militanti.
Il primo ministro Yusuf Raza Gilani, scampato a un attentato sempre mercoledì grazie a servizi segreti che avevano saputo che il suo convoglio sarebbe stato attaccato, ha detto che il Pakistan non permetterà ingerenze straniere nelle zone tribali del confine nord occidentali dove l’esercito pachistano continua la sua offensiva contro gli integralisti islamici nonostante l’inizio del Ramadan.
giovedì 4 settembre 2008
Pakistan, démarche diplomatica contro raid Usa nel sud del Waziristan
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