lunedì 15 settembre 2008

Il "maoista" Prachanda nel tempio del capitalismo indiano


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Per la sua prima visita di stato in India ha preferito farsi chiamare con il suo vero nome Puspha Kamal Dahal e poi tra virgolette “Prachanda”. Il leader maoista nepalese salito al potere un mese fa si trova da oggi a Nuova Delhi insieme a quattro ministri e a una delegazione di imprenditori. E’ il primo test politico internazionale per questo ex guerrigliero di 53 anni uscito dalla clandestinità nel 2006 per unirsi al fronte dei partiti anti monarchici che hanno guidato la rivolta pacifica di Kathmandu culminata con la detronizzazione del dispotico re Gyanendra. Dopo aver trionfato nelle elezioni dello scorso aprile, gli ex ribelli maoisti di Prachanda hanno iniziato un’operazione di immagine per farsi accettare dalla comunità internazionale. L’India, tradizionale e influente partner politico e commerciale, che in un primo tempo aveva appoggiato la monarchia induista, sembra ora accogliere a braccia aperte la nuova compagine governativa di Kathmandu soprattutto perché significa riallacciare rapporti commerciali che erano stati sospesi durante gli anni di instabilità e di tumulti a Kathmandu.
L’India è allettata dalle vaste risorse idriche del versante nepalese dell’Himalaya e dalla possibilità di trasformarle in preziosa energia idroelettrica di cui ha bisogno per assicurare la sua crescita.
Parlando davanti a una platea di imprenditori della Confindustria e delle Camere di Commercio, ovvero nel tempio del capitalismo indiano, Prachanda ha illustrato la sua agenda politica che, a dispetto delle sue origini ideologiche marxiste leniniste è completamente improntata a un liberalismo economico e a uno sviluppo guidato dal settore privato. “Tutti sanno oggi che il business è il motore della crescita – ha detto leggendo un discorso in inglese - Sono pienamente cosciente che pace e stabilità in Nepal possono essere solo assicurati con un rapido progresso nello sviluppo economico. Senza la presenza di un dinamico settore privato il governo da solo non può garantire il rapido raggiungimento dello sviluppo”. Prachanda, il nome di battaglia che significa “Il fiero” e che per ora il neo premier non sembra voler abbandonare, ha quindi invitato gli industriali indiani ad investire in Nepal “in tutti i settori” e ha promesso di riformare la politica industriale istituendo una speciale commissione per gli Investimenti Pubblici presieduta da lui stesso. Ha anche annunciato l’istituzione Zone Economiche speciali per “promuovere le esportazioni”. Atttualmente la bilancia commerciale con l’India presenta un forte disavanzo.
Nell’agenda delle discussioni con il primo ministro Manmohan Singh, con cui è prevista una cena stasera, anche la polemica sulla manutenzione diga sul fiume Kosi, sul confine indo-nepalese e la cui rottura avrebbe provocato il disastro nello stato indiano del Bihar dove 250 mila persone sono rimaste senza tetto.
Sembra invece superata la controversia nata su una visita di Prachanda a Pechino per la cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici che è stata la sua prima uscita ufficiale dopo il suo insediamento del 18 agosto. Questo suo viaggio in Cina aveva irritato Nuova Delhi che teme l’ingerenza della Cina negli affari nepalesi. Rispondendo a una domanda dei giornalisti, l’ex ribelle maoista - in giacca e cravatta invece del tradizionale costume nepalese dei suoi predecessori - ha detto che “l’interdipendenza economica con l’India è cruciale e vitale’’ e che pur volendo il suo governo sviluppare relazioni con la Cina, “non c’è alcun paragone con l’intesa storica, culturale e geografica con l’India”.

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