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Sarà il più giovane dei nipoti del Mahatma Gandhi a cercare di salvare la fabbrica di Tata Motors a Singur, nei pressi di Calcutta, dove si sta producendo la “mini car” Nano. Il governatore dello stato del Bengala Occidentale, Gopal Krishna Gandhi, è stato incaricato a fare da “paciere” tra il governo locale che ha confiscato le terre e il fronte pro contadino guidato da Mamata Banerjee, la battagliera leader del Trinamul Congress che ha costretto il colosso dell’auto a sospendere i lavori di costruzione del nuovo stabilimento. Da circa due settimane migliaia di dimostranti “picchettano” i cancelli ormai chiusi dell’impianto per chiedere la restituzione di parte delle terre espropriate, esattamente 400 acri, che non sarebbero utilizzati per la produzione della mini utilitaria, ma sono riservati a servizi e aziende dell’indotto. Il presidente del Bengala Occidentale, Buddhadeb Bhattacharjee, leader dei comunisti marxisti indiani - che sono al potere da quasi 30 anni nello stato dove sorge Calcutta - non intende però cedere alle pressioni, ma nello stesso tempo non vuole nemmeno rimediare una “figuraccia” con Ratan Tata che due anni fa decise di fabbricare la Nano in Bengala, uno degli stati indiani più poveri e anche industrialmente arretrato rispetto ad altri, come il Maharashtra, dove sorge il distretto dell’auto di Pune.
Se l’impianto della Nano, costato 350 milioni di dollari, sarà dislocato altrove (sono già arrivate molte proposte), sarà una debacle per la politica industriale dello stato che difficilmente riuscirà ad attirare altri investimenti indiani o stranieri. E’ ancora aperta la ferita di Nandigram, dove doveva sorgere una Zona Economica Speciale con un polo chimico indonesiano, poi cancellata per via delle proteste contadine e della sanguinosa repressione della polizia e dei volontari del partito comunista marxista. Ma la decisione della Tata di abbandonare Singur avrebbe delle profonde ripercussioni anche sull’occupazione locale. Dopo aver appreso la notizia della sospensione dei lavori a Singur, un ex contadino, uno dei tanti che aveva venduto la terra, si è suicidato con dei pesticidi per la disperazione di vedere i suoi tre figli disoccupati.
Negli ultimi tre giorni ci sono state dimostrazioni a Calcutta a favore della fabbrica Tata. Sembra anche che la stessa Banerjee, per paura di un boomerang politico, abbia ammorbidito la sua posizione e ci potrebbero essere degli spiragli nella trattativa con il governo che sarebbe disponibile a offrire risarcimenti addizionali per i proprietari espropriati.
Se il governatore Gandhi non riuscirà invece a trovare una soluzione, Tata darà di sicuro addio a Singur. Il colosso industriale avrebbe già pronto un piano alternativo, tanto che ieri ad un convegno a Nuova Delhi, il presidente Ratan Tata ha detto che “farà il possibile” per rispettare l’appuntamento di ottobre con l’atteso lancio sul mercato della Nano.
venerdì 5 settembre 2008
Singur, il nipote del Mahatma tenta di salvare la fabbrica della Nano
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