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Sotto la pressione internazionale, il governo pachistano sta mantenendo fede alle promesse di usare il pugno di ferro contro gli estremisti. Dopo il raid di domenica contro una base del gruppo Lashkar-e-Taiba, i militari pachistani avrebbero messo agli arresti domiciliari il leader e fondatore del gruppo fondamentalista Jaish-e-Muhammed. Si tratta di Maulana Mahsud Azhar, il principale nome nella lista dei 20 super ricercati presentata da Nuova Delhi in seguito all’attacco di Mumbai del 26 novembre. Sarebbe stato confinato nella sua “palazzina di diversi piani” nell’area di Model Town a Bahawalpur, come ha precisato il quotidiano “Dawn” che ha riportato la notizia non confermata ufficialmente dalle autorità pachistane che da ieri sono impegnate in una serie di raid contri presunti terroristi e sospetti campi di addestramento in Kashmir.
In particolare Ahzar è ricercato in India per l’assalto al parlamento di Delhi nel dicembre del 2001 attribuito al gruppo estremista Jaish-e-Muhammad sospettato anche per un tentativo di assassinio dell’ex presidente Pervez Musharraf. L’organizzazione, messa fuorilegge, ma risorta con altri nomi, sarebbe implicata anche nel rapimento e nella barbara uccisione del giornalista americano Daniel Pearl a Karachi.
Il governo di Islamabad non è però disponibile a consegnare il super ricercato a Nuova Delhi. In una risposta ufficiale alla protesta diplomatica presentata la scorsa settimana il presidente Asif Ali Zardari Zardari ha infatti precisato che non esiste trattato di estradizione tra i due Paesi e che quindi non è possibile consegnare i ricercati, tra cui ci sono anche i capi mafia di Mumbai Dawood Ibrahim e Tiger Menon. Non è però escluso che gli investigatori indiani possano partecipare agli interrogatori degli arrestati, come ha fatto intendere il ministro pachistano della difesa Chaudry Ahmed Mukhtar, intervistato da un canale televisivo indiano.
Il gruppo Jaish-e-Muhammad (l’Esercito di Maometto) è stato fondato nel 1994 con l’obiettivo di guidare la guerriglia in Kashmir. Nel 2000 Azhar fu liberato insieme ad altri estremisti da una prigione indiana in cambio dei passeggeri del volo Indian Airlines dirottato da Kathmandu a Kandahar, in Afghanistan, alla fine del 1999. L’operazione sarebbe stata organizzata con l’appoggio dei talebani e di Al Qeada con cui il gruppo avrebbe forti legami.
Intanto ieri l’esercito pachistano ha confermato l’arresto di 20 sospetti militanti della Lashkar-e-Taiba (Armata dei Puri) in un raid condotto vicino a Muzaffarabad, capoluogo del Kashmir pachistano. Tra di loro c’è anche il leader Zakiur Rehman Lakhti, 48 anni, detto “Chachu”, accusato di essere la “mente” dell’attentato di Mumbai. Sarebbe stato lui a tenere i contatti telefonici con il commando di dieci terroristi asserragliati nei due hotel a cinque stelle e nel centro ebraico, secondo quanto ha rivelato agli investigatori indiani Ajmal Amir Kasab, l’unico attentatore catturato vivo e diventato ora una preziosa fonte di informazioni.
La notizia degli arresti domiciliari di Ahzar è però stata accolta con una certa freddezza in India. Secondo alcuni analisti, si tratterebbe di “un’operazione di facciata” di Islamabad che già in passato aveva cercato di bloccare le attività del gruppo Jaish-e-Mohammad che compare anche nella lista “nera” delle organizzazioni terroristiche straniere compilata dal dipartimento di stato americano. Lo stesso Ahzar era stato arrestato nel dicembre del 2001 dopo l’assalto al Parlamento, ma era stato rilasciato un anno dopo da un tribunale di Lahore.
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