lunedì 1 dicembre 2008

Mumbai, testimonianza di Arnaldo Sbarretti

Su Il Giornale
“Non torneró mai più in India”. Arnaldo Sbarretti, uno degli ostaggi italiani, è categorico. La sua esperienza è stata traumatica anche se sul suo viso non trapela nemmeno un ombra di stanchezza. Quelle 40 ore ‘trascorse al buio tra la vasca da bagno e la tazza del gabinetto” gli hanno cambiato la vita e da oggi quando ritornerà a Milano “non sará più come prima”. Questo è uno dei drammi “che ti fanno pensare alla precarietà dell’esistenza. Poteva finire in tragedia e invece sono qui a raccontarlo”. Arnaldo è da 20 anni direttore dell’hotel Galles e per il suo lavoro ha viaggiato il mondo. Mercoledì aveva appena partecipato a un incontro di affari organizzato dall’Enit all’Oberoi dove c’erano tanti colleghi di altri hotel italiani. L’India, e soprattutto la nuova classe emergente, fa gola anche all’industria turistica. “Stavo facendo il check-out per poi andare all’aeroporto – racconta al Giornale – quando ho sentito un baccano verso la porta di ingresso e ho visto i due attentatori entrare e sparare all’impazzata. Li ho visti con la coda dell’occhio, erano vestiti di scuro e mi sembravano giovani, ma non saprei riconoscere il loro volto”. Lo staff dell’hotel ha quindi spinto l’italiano verso l’ascensore e gli hanno urlato di scappare. “Mi hanno salvato”. Poi è scappato in camera, al 32esimo piano, si è barricato in bagno e non si è piú mosso. “Ero terrorizzato dagli spari e dalle enorme esplosioni che sentivo da fuori. Penso che i terroristi avessero delle bombe al plastico oltre che i mitragliatori. Ne hanno fatto esplodere parecchie perché quando sono uscito stamane l’intero piano era devastato”. In effetti sembra che i presunti attentatori si fossero rifugiati nei piani superiori quando è scattato il blitz dei reparti speciali. “Sono sempre stato in bagno a parte alcuni momenti in cui mi sono alzato a guardare dalla finestra. Per fortuna avevo anche una presa del telefonino e la corrente non è stata interrotta. Il telefonino in questi casi è veramente l’8unica ancora di salvezza”. Con il cellulare Arnaldo ha potuto parlare con il responsabile dell’Enit, Salvatore Jannello, con il consolato e soprattutto con la moglie. “é stato con lei che a un certo punto è crollato “in un pianto liberatorio” che peró lo ha sollevato dalla tensione accumulata. E’ stato liberato verso le cinque di ieri mattina da agenti che hanno bussato alla sua porta. “ma avevo già ricevuto alcuni sms dove si diceva che l’hotel era stato liberato dagli attentatori”. Nel caos totale ha perfino recuperato le valigie rimaste nella hall. “Ci tenevo perché avevo un regalo per mia figlia di cinque anni che faceva il compleanno…”. La riabbraccerà oggi a Milano dopo aver fatto scalo a Parigi. E qui una nota critica: “il personale dell’ambasciata è stato meraviglioso, ma perché l’Ita.lia non ha inviato un aereo anche per noi?”.

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