“Ci potranno prendere a pugni, ma non mettere al tappeto”. E’ un Ratan Tata decisamente battagliero quello che oggi pomeriggio ha riaperto la “torre” dell’hotel Taj di Mumbai gravemente danneggiato dall’attacco terroristico del 26 costato la vita a oltre 170 persone. Dopo tre settimane i cinque ristoranti, dove in parte si è consumato il tragico assedio durato 60 ore, hanno riaperto i battenti. Il personale dell’hotel ha detto che stasera hanno fatto il pienone di prenotazioni a dimostrazione di quello che il fondatore del gruppo a cui fa capo la catena Taj ha definito “un grande tributo e un forte segnale della città di Mumbai”. Nello storico hotel-simbolo che sorge sull’estremitá meridionale di Colaba hanno perso la vita in totale 31 persone, tra cui 12 dipedenti e due agenti di sicurezza. A costoro sarà dedicata una scultura bronzea che rappresenta un “Albero della Vita” e che è uno delle pochi pezzi della collezione d’arte non distrutti nell’incendio che si è sprigionato agli ultimi piani sotto la grande cupola. Con la voce rotta dall’emozione, Tata ha poi detto che la torre restaurata sarà “dedicata alle vittime della strage”. Una prima porzione dell’adiacente edificio storico sarà invece riaperta a febbraio, mentre l’intero hotel sarà pronto per la fine dell’anno. “Lo ricostruiremo mattone dopo mattone e lo riporteremo al suo splendore di 100 anni fa ” ha detto ripetendo la promessa che aveva fatto poche ore dopo la fine del blitz delle teste di cuoio, quando si era presentato di fronte in camicia e con gli occhi arrossati per le notti insonni. L’hotel era stato inaugurato dal suo antenato Jamsedji nel 1903 in piena epoca coloniale britannica ed ha quindi un forte valore simbolico per una dinastia che ha segnato la storia industriale dell’India e che oggi ha interessi in tutti i settori, dalle piantagioni di tè fino all’informatica.
Ma quest’anno non è stato particolarmente favorevole per Mister Tata, che dopo aver annunciato all’inizio dell’anno la “mini car” da 2200 dollari, sogno di milioni di indiani, ha dovuto sospendere temporaneamente la produzione a causa delle proteste del movimento contadino del Bengala Occidentale dove doveva sorgere la nuova fabbrica. Dopo è arrivata la crisi economica mondiale che ha fatto vacillare le acquisizioni all’estero, tra cui quella di Jaguar-Land Rover. In tante sventure economiche, la ricostruzione del Taj è anche un modo per prendersi una rivincita e riaffermare lo spirito combattiero dei Tata. E chissa’ forse anche risollevare le sorti di un’India diventata improvvisamente fragile e vulnerabile.
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