domenica 28 dicembre 2008

Bangladesh al voto, di nuovo sfida tra le Begum

Dopo due anni di stato di emergenza e di un governo sostenuto dai militari, il Bangladesh tenta di riprendere la via della normalità politica. Circa 81 milioni di elettori, tra cui molti per la prima volta, andranno alle urne domani per ridare al Paese asiatico un governo democratico. Dovranno eleggere 300 dei 345 componenti del parlamento monocamerale di Dacca sciolto nell’ottobre del 2006 quando è giunto a scadenza il mandato della ex premier Khaleda Zia, leader del Partito Nazionale Bangladese (Bnp) che insieme alla sua rivale Sheikh Hasina, dell’Awami League, sono le due “prime donne” che dominano da 20 anni la vita politica. Secondo le previsioni anche queste elezioni, le prime dopo sette anni, saranno dominate dalla battaglia delle due “begum” che sono state scarcerate insieme a molti altri candidati politici colpiti in questi due anni dalla campagna anti corruzione dei militari. Alcuni sondaggi danno in vantaggio la Hasina, che ha formato una “grande alleanza” che include anche il generale Hossain Mohammed Ershad, ex presidente alla fine degli Anni Ottanta e a capo della terza forza politica. Ma secondo altri invece né l’Awami League, né il Bnp della Zia che gode dell’appoggio dei partiti islamici potrebbe conquistare la maggioranza dei seggi.
Il rischio è che il Bangladesh, uno dei Paesi più poveri e corrotti dell’Asia, possa ricadere di nuovo nel caos e nell’instabilità politica come successo prima delle elezioni fissate per il gennaio del 2007 e precedute da settimane di violente proteste popolari e scontri tra i sostenitori delle due formazioni politiche rivali. In particolare all’epoca era stata l’opposizione dell’Awami League ad accusare l’esecutivo ad interim di favorire con brogli elettorali i rivali del Bnp.
Il governo provvisorio dei militari, che ha preso il potere con la promessa di rinnovare la classe politica corrotta, ha schierato 50 mila soldati a protezione dei seggi. Ha anche garantito maggiore trasparenza con la costituzione di una nuova Commissione Elettorale che ha rimosso 11 milioni di nomi “fantasma” dalle liste. Per la prima volta inoltre potranno votare i prigionieri, gli eunuchi e i nomadi, categorie sociali di solito escluse dai più elementari diritti rispetto ai 140 milioni di abitanti.
Avviata due anni fa, la campagna anti corruzione dei militari era stata salutata positivamente dall’opinione pubblica stanca del malaffare e delle sanguinose faide della classe politica. Erano stati arrestati molti rappresentanti politici e uomini d’affari tra cui il figlio della Zia, Tarique Rahman, e avviate anche riforme per garantire l’indipendenza della giustizia. Il tentativo di allontanare le due “prime donne” costringendole all’esilio prima e poi condannandole al carcere non ha avuto l’effetto di indebolire o spaccare i due partiti che continuano a dominare la scena politica in mancanza di una valida alternativa. “Evidentemente i militari non hanno fatto i conti con la popolarità che godono ancora le due donne” spiega Mizanur Rahman Shelley, un’analista interpellato dal sito internet della Bbc. Lo stato di emergenza, le leggi draconiane, la censura dell’informazione – e non da ultimo anche il carovita - hanno costretto il governo provvisorio a fare marcia indietro, a riabilitare i vecchi partiti e a indire elezioni entro la fine dell’anno.

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